I pubblici ministeri giapponesi chiedono la pena di morte per l'attacco incendiario alla Kyoto Animation
I pubblici ministeri giapponesi hanno chiesto la pena di morte per l'uomo accusato dell'attacco incendiario del 2019 alla Kyoto Animation, che uccise 36 persone, il crimine più cruento degli ultimi decenni nel Paese. Shinji Aoba, che riportò ustioni su quasi il 90% del corpo, ha ammesso di aver causato il rogo e deve rispondere a cinque accuse tra cui omicidio, tentato omicidio e incendio doloso. Il Giappone è uno dei pochi paesi sviluppati a mantenere la pena di morte, che ha un sostegno pubblico elevato nonostante le critiche internazionali. "Sono tremendamente dispiaciuto e provo senso di colpa", ha detto Aoba, 45 anni, davanti alla corte, scusandosi per la prima volta. L'uomo è accusato di aver fatto irruzione nell'edificio dello studio, di aver sparso benzina al piano terra e di aver appiccato le fiamme. Molte delle persone uccise nell'incendio erano giovani membri del personale. I feriti furono più di 30. A muovere l'autore della strage fu l'ira perché le sue idee erano state rubate dallo studio, conosciuto dai suoi fan come KyoAni. La procura ha parlato di atto "commesso per un risentimento fuori luogo" e che Aoba si era illuso che lo studio gli avesse rubato le idee. Le accuse contro di lui sono state formulate dopo una perizia psichiatrica. Gli avvocati dell'uomo hanno affermato che Aoba "non aveva la capacità di distinguere tra il bene e il male" e hanno parlato di "disturbo mentale".
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