Il Canada teme ingerenze elettorali da Cina e India, Pechino respinge le accuse

Mar 26, 2025 - 04:43
Mar 25, 2025 - 16:52
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Il Canada teme ingerenze elettorali da Cina e India, Pechino respinge le accuse

La Cina “non ha mai avuto interesse a interferire nelle questioni del Canada”. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Guo Jiakun, nel corso di una regolare conferenza stampa a Pechino. “La Cina ha sempre aderito al principio di non ingerenza negli affari interni di altri Paesi”, ha sottolineato, dopo che il Servizio d’intelligence per la sicurezza canadese (Canadian Security Intelligence Service, Csis) ha paventato un rischio d’ingerenza da parte di Cina e India nelle elezioni generali del prossimo 28 aprile. In una conferenza stampa convocata ieri, 24 marzo, la vicedirettrice per le operazioni del Csis, Vanessa Lloyd, ha detto che i “Paesi ostili” stavano ricorrendo sempre di più all’intelligenza artificiale (Ia) per intromettersi nelle elezioni. “È molto probabile che la Repubblica popolare cinese utilizzi strumenti abilitati dall’intelligenza artificiale per tentare di interferire con il processo democratico del Canada in queste elezioni”, ha spiegato.

“Abbiamo anche visto che il governo dell’India ha l’intento e la capacità di interferire nelle comunità canadesi e nei processi democratici”, ha affermato Lloyd, che non esclude “potenziali ingerenze” anche da parte della Russia e del Pakistan. “È spesso molto difficile stabilire un collegamento diretto tra le attività di interferenza straniera e i risultati elettorali. Tuttavia, le attività di minaccia possono erodere la fiducia dell’opinione pubblica nell’integrità dei processi e delle istituzioni democratiche del Canada”, ha concluso la dirigente.

Nel rapporto finale della Commissione d’inchiesta canadese sulle interferenze straniere nei processi elettorali e nelle istituzioni democratiche, pubblicato il 28 gennaio dopo un’indagine di 15 mesi, Cina e India vengono indicate come attori principali nelle interferenze straniere in Canada, seguiti da Russia, Pakistan e Iran. La relazione evidenzia anche che i Paesi stranieri usano diverse tattiche per interferire nella democrazia del Canada, direttamente o tramite “delegati o cooptati”, e che la capacità di risposta del governo canadese non è del tutto adeguata. Per questo la Commissione ha formulato 51 raccomandazioni. La Commissione ha osservato una tenuta complessiva delle istituzioni, ma ha avvertito che è necessario, per il Canada e per tutti i Paesi democratici, mantenere un’attenta vigilanza.

Dal rapporto emerge che la Cina “è il più attivo autore di interferenze straniere che prendono di mira le istituzioni democratiche del Canada”. L’interferenza cinese “è di vasta portata”, “prende di mira tutti i livelli di governo in Canada” e “utilizza un’ampia gamma di attori”. Inoltre, sia il ministero della Sicurezza dello Stato che il ministero della Sicurezza pubblica “operano segretamente a livello internazionale”. Pechino “agisce anche tramite i suoi funzionari diplomatici” e attraverso il Dipartimento del lavoro del fronte unito (Ufwd) “cerca di controllare e influenzare le comunità della diaspora cinese, plasmare le opinioni internazionali e influenzare i politici”. In conclusione, la Cina “rappresenta la minaccia informatica più sofisticata e attiva per il Canada”, soprattutto con l’uso sempre più frequente dei social media e di internet per “campagne di disinformazione che riguardano le elezioni”.

L’India è “il secondo Paese più attivo nell’interferenza estera elettorale in Canada”. Nuova Delhi ritiene che Ottawa non prenda abbastanza sul serio le preoccupazioni indiane per il separatismo sikh e “concentra le sue attività di interferenza estera sulla comunità indo-canadese e su eminenti non indo-canadesi”. L’interferenza indiana “ha preso di mira tutti i livelli di governo”, operando “tramite funzionari diplomatici” e “agenti per procura”. Questi ultimi, stando a informazioni di intelligence, “potrebbero aver fornito, e potrebbero continuare a fornire, clandestinamente supporto finanziario illecito a vari politici canadesi”; non necessariamente i candidati coinvolti ne erano a conoscenza e non necessariamente questi tentativi hanno avuto successo. Anche l’India usa “la disinformazione come forma chiave di interferenza straniera”.

C’è poi la Russia, le cui interferenze “cercano di destabilizzare o delegittimare gli Stati democratici”, attraverso campagne di disinformazione e “sempre più attraverso l’intelligenza artificiale generativa”. Le campagne negli ultimi due anni si sono concentrate sulla guerra in Ucraina. Tuttavia, “il Canada non è percepito come una minaccia esistenziale per la Russia” e finora “l’attività di minaccia informatica russa è stata osservata in Canada, ma non contro le istituzioni democratiche canadesi”. Per quanto riguarda il Pakistan, le sue interferenze sono “opportunistiche” e correlate alle relazioni conflittuali con l’India: cercano di “contrastare la crescente influenza” indiana. Le attività pachistane prendono di mira vari aspetti della società canadese e a tutti i livelli di governo, per ora facendo affidamento soprattutto su elementi della comunità locale originaria del Pakistan. Infine, l’Iran: il Paese “non è, né è mai stato storicamente, un importante attore di interferenza straniera nelle elezioni federali canadesi o in altre istituzioni democratiche”, ma “si concentra sulla repressione transnazionale per impedire le critiche al suo governo”, affidandosi a “gruppi criminali” e attuando forme di “molestie psicologiche online”.

I Paesi stranieri – spiega il rapporto – usano diverse tattiche per interferire nella democrazia del Canada, direttamente o tramite “delegati o cooptati”: la coltivazione relazioni durature con i bersagli e l’ottenimento di informazioni da loro, il supporto finanziario nascosto, la mobilitazione delle organizzazioni della comunità, lo sfruttamento delle opportunità offerte dai processi dei partiti politici, l’estorsione, le minacce, le minacce informatiche, l’influenza dei media e la disinformazione. La Commissione ha concluso che, sebbene non sia una novità, l’interferenza straniera “sta aumentando” e che i mezzi e i metodi stanno cambiando. Inoltre, la Commissione ha rilevato che il governo canadese ha messo in atto numerose misure per rilevarle, prevenirle e contrastarle, ma “a volte ha impiegato troppo tempo per agire”. Il coordinamento è stato tutt’altro che ottimale e ancora più carente è stata la comunicazione: “il governo è stato un debole comunicatore”.

Nel complesso, ha osservato la presidente della Commissione, Marie-Josée Hogue, giudice della Corte d’appello del Quebec, finora “le istituzioni democratiche del Canada hanno retto bene e sono rimaste solide”. Occorre, tuttavia, rimanere vigili, perché “l’interferenza straniera non sarà mai completamente sradicata”. Il problema non riguarda solo il Canada: “le democrazie in tutto il mondo sono sotto attacco”. Le 51 raccomandazioni si suddividono in tre linee di azione, tra loro complementari: resilienza istituzionale, applicazione delle norme e resilienza civica. Tra le raccomandazioni ce ne sono diverse che non richiedono modifiche legislative e potrebbero essere messe in atto prima delle prossime elezioni federali. Una delle raccomandazioni è che il governo riferisca al parlamento entro un anno sui progressi compiuti nella loro attuazione.

La Commissione è stata istituita dal governo canadese nel settembre del 2023. Il programma di lavoro si è articolato in due fasi. La prima si è focalizzata sull’accertamento delle eventuali interferenze nelle elezioni federali del 2019 e del 2021. La seconda, invece, più in generale sulle istituzioni democratiche, per analizzare e valutare le capacità dei dipartimenti federali, delle agenzie e delle altre strutture istituzionali competenti di individuare, scoraggiare e contrastare le interferenze. La Commissione ha tenuto le udienze preliminari dal 29 gennaio al 2 febbraio 2024, un primo ciclo di audizioni dal 27 marzo al 12 aprile 2024 e un secondo dal 16 settembre al 16 ottobre 2024. Dal 21 al 25 ottobre 2024 si sono svolte le “consultazioni politiche”; una serie di tavole rotonde con esperti per assistere la Commissione nell’elaborazione di raccomandazioni. Complessivamente la Commissione ha tenuto 39 giorni di udienze pubbliche e 18 giorni di udienze a porte chiuse, durante le quali ha ascoltato oltre 100 testimoni e oltre 60 esperti.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv