La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato ragione a Donald Trump
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato ragione a Donald Trump nel ricorso presentato contro la decisione del Colorado di escluderlo dalle elezioni. I nove giudici, di cui tre nominati proprio dall'ex presidente tra il 2017 e il 2020, hanno stabilito lunedì che i singoli Stati non possono impedire a qualcuno di essere eletto sulla base della Costituzione, senza che via sia una pronuncia del Congresso in tal senso. La Corte suprema statale del Colorado aveva squalificato Trump dalle primarie e dalle presidenziali citando il 14esimo emendamento della Costituzione, che al terzo comma vieta un incarico pubblico a chi si è reso responsabile di un'insurrezione. Corte Suprema Usa: Trump è eleggibile in Colorado e altrove
L'istigazione ai suoi sostenitori ad assaltare il Campidoglio a Washington il 6 gennaio 2021 (giorno in cui doveva essere certificata la vittoria del suo sfidante, Joe Biden, alle presidenziali del 2020), per cui Trump è stato rinviato a giudizio, costituiva per i magistrati una fattispecie per invocare l'emendamento contro un candidato presidente, una prima volta nella storia degli Stati Uniti. La decisione della Corte Suprema ribalta non solo la sentenza del Colorado, ma anche quelle simili emesse nel Maine e nell'Ilinois la scorsa settimana. La strada per Donald Trump verso la nomination repubblicana per le presidenziali e forse per la vittoria stessa il prossimo novembre sembra ora spianata. Il via libera dei giudici costituzionali, che hanno argomentato anche che il Congresso non potrebbe invocare il 14esimo emendamento ex post dunque a elezioni avvenute, arriva infatti alla vigilia del Super Tuesday, il martedì di primarie in 15 Stati, che dopo le vittorie ottenute finora potrebbe già incoronare Trump. "La Corte ha abdicato alle sue responsabilità nei confronti della democrazia" ha commentato Mario Nicolais, il legale che ha rappresentato il Colorado davanti alla Cortes Suprema. L'ex presidente Usa si è detto invece onorato della decisione. "Non si tratta di me, ma di tutti i futuri presidenti" ha commentato lunedì a una radio statunitense.
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