Libia, l’ovest accoglie la 'nuova' Banca centrale e abolisce la tassa sul cambio dell’est

Ott 2, 2024 - 02:39
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Libia, l’ovest accoglie la 'nuova' Banca centrale e abolisce la tassa sul cambio dell’est

Il Consiglio di presidenza della Libia, organo tripartito che svolge le funzioni di capi di Stato e di comandante supremo delle Forze armate, ha accolto con favore l’accordo raggiunto tra la Camera dei rappresentanti dell’est e l’Alto consiglio di Stato dell’ovest sulla nomina del nuovo governatore della Banca centrale. L’intesa, approvata oggi durante una votazione della Camera dei rappresentanti, è stata supervisionata la scorsa settimana dalla Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) e dovrebbe portare alla riapertura dei pozzi petroliferi, bloccati dalle autorità dell’est per protesta contro il licenziamento del governatore uscente Al Saddiq al Kabir, disposto dal Consiglio presidenziale su impulso del Governo di unità nazionale di Tripoli. Il nuovo accordo prevede ora la nomina di Naji Issa come governatore della Banca centrale della Libia e di Marai al Barassi come suo vice. Il Consiglio di presidenza ha osservato che questo accordo è stato ritardato per quasi dieci anni, evidenziando così il significato storico del consenso raggiunto tra i due organi legislativi libici. In un comunicato ufficiale, il Consiglio di presidenza ha sostenuto anche “l’abolizione dell’ingiusta tassa sulle vendite di valute estere, imposta per coprire il deficit causato da pratiche che non erano responsabilità del popolo libico”. La direzione uscente della Banca centrale della Libia, nominata dallo stesso Consiglio presidenziale di Tripoli, ha infatti deciso di sospendere l’applicazione della tassa sul tasso di cambio ufficiale a partire da domani, primo ottobre. La misura annulla una precedente decisione del presidente della Camera dei rappresentanti, Aguila Saleh, che aveva imposto la tassa. Secondo fonti di “Nova”, è improbabile che la sospensione venga effettivamente attuata, dal momento che la Camera dei rappresentanti non riconosce l’amministrazione dell’istituto di credito nominata dalle autorità tripoline. Le stesse fonti indicano che la decisione del governatore ad interim, Abdel Fattah Ghaffar, va intesa come una mossa populista, promossa dal premier del Governo di unità nazionale, Abdulhamid Dabaiba, e dal capo del Consiglio presidenziale, Mohamed Menfi, per guadagnare consenso durante questa fase “interregno” tra la direzione uscente, nominata da Tripoli, e quella entrante. Il Consiglio di presidenza ha inoltre lodato il ruolo dell’Unsmil, che ha contribuito a facilitare il dialogo e a raggiungere l’accordo tra la Camera dei rappresentanti e l’Alto consiglio di Stato. Anche il premier Dabaiba ha espresso apprezzamento per gli sforzi compiuti. In una dichiarazione, il capo del Gun ha sottolineato come l’accordo rappresenti “un passo positivo per la Banca centrale della Libia e la creazione di un’istituzione indipendente che operi nell’interesse di tutti i libici”. Daibaba, proprio come il Consiglio di presidenza, ha inoltre accolto con favore “le misure intraprese a sostegno della forza del dinaro libico e per l’impegno nel mitigare le sofferenze causate da decisioni arbitrarie”, in riferimento all’abolizione – presunta o reale si vedrà domani – della tassa sul tasso di cambio voluta dall’est. Intanto la produzione di greggio in Libia dovrebbe riprendere nei prossimi giorni, dopo la grave crisi politica e finanziaria legata alla Banca centrale che ha paralizzato il Paese nordafricano, membro del cartello petrolifero Opec+. Fonti parlamentari libiche hanno riferito ad “Agenzia Nova” che il pompaggio di petrolio ricomincerà gradualmente già da domani, con un pieno ritorno alle operazioni previsto per mercoledì 2 ottobre. La Libia era tornata a essere il primo fornitore di greggio per l’Italia, secondo i dati dell’Unione energie per la mobilità (Unem). Nel primo trimestre 2024, su un totale di circa 14,5 milioni di tonnellate di greggio importato (-3,3 per cento rispetto all’anno precedente), il 38,5 per cento proveniva dall’Africa, con la Libia che da sola copriva il 21 per cento delle importazioni italiane, superando il Kazakhstan e l’Azerbaigian, ciascuno con una quota del 15 per cento. Ma la crisi politica scoppiata ad agosto ha provocato un forte calo delle esportazioni di petrolio, passate da oltre 1 milione di barili al giorno ad appena 400 mila a settembre. Un declino conseguente alla lotta per il controllo della Banca centrale tra le amministrazioni rivali di Tripoli, nell’ovest, e Bengasi, nell’est del Paese. Le tensioni sono culminate nella sospensione delle attività petrolifere nei principali giacimenti del Paese, con ripercussioni disastrose per l’economia libica, fortemente dipendente dalle esportazioni di greggio per comprare beni essenziali come grano, zucchero e carburante. Secondo un rapporto dell’organizzazione non governativa statunitense Wisevoter, la Libia ha il più alto consumo di carburante pro capite nel Nord Africa, con 6 litri al giorno per persona (262 milioni di barili di petrolio al giorno in totale). Il dato, risalente al 2023, pone il Paese in testa rispetto alle altre nazioni della regione, come l’Algeria (1,5 litri al giorno, 428 milioni di barili di petrolio in totale) e il Marocco (1,2 litri al giorno, 286 milioni di barili di petrolio al giorno). Tale differenza non riflette un consumo reale della popolazione, ma piuttosto un grave problema di corruzione e trasparenza, secondo quanto sottolineato dal politologo Jalel Harchaoui, esperto in questioni libiche del Royal United Services Institute di Londra, in un post su X: “Il divario che separa la Libia dagli altri paesi del Maghreb non è attribuibile al consumo effettivo della popolazione libica, ma piuttosto rappresenta il carburante che viene rubato alla popolazione”. La situazione è aggravata dal blocco delle esportazioni di petrolio che ha colpito il Paese nelle ultime settimane. Harchaoui ha evidenziato come, nonostante lo stop in corso, i livelli di importazione di carburante attuali siano elevati. “In questo momento, in mezzo a un blocco petrolifero, i livelli di importazione di carburante sono già più alti di quelli del 2023”, ha aggiunto. Il consumo elevato e anomalo di carburante rappresenta un serio problema economico per la Libia, in un contesto già segnato da una profonda crisi finanziaria. Il bilancio approvato dal Parlamento libico a luglio 2023 prevede una spesa di 179 miliardi di dinari (circa 35 miliardi di dollari) per l’anno in corso, ma esclude i costi legati ai sussidi per il carburante. Con le entrate totali del 2023 che si fermano a soli 11,7 miliardi di dollari prima dell’inizio del blocco, il Paese si trova a fronteggiare un enorme deficit fiscale. Harchaoui ha sottolineato che la Libia necessita urgentemente di una nuova legge di bilancio, affermando che i leader libici devono prendere decisioni difficili, anche in merito alla questione del carburante. Alcuni osservatori hanno suggerito di attingere alle riserve in valuta estera del Paese per coprire questo deficit, ma Harchaoui ha definito questa strategia insostenibile, ribadendo che la Libia ha bisogno di affrontare queste sfide con riforme strutturali e una gestione più oculata delle risorse.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv