L'Italia spreca troppa acqua
Mentre milioni di persone bevono acqua di scarsa qualità e circa il 40% della popolazione globale affronta situazioni di scarsità, garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie è uno degli obiettivi previsti dall’agenda 2030. Tra i grandi ostacoli a questo processo vi sono anche gli sprechi causati dall’inefficienza delle strutture idriche, ancora più gravi considerando che il problema della disponibilità di acqua si sta aggravando a causa degli effetti dei cambiamenti climatici e dell’aumento della domanda, causato dallo sviluppo dei settori produttivi e dal progressivo incremento della popolazione. L’Italia - come si legge in uno studio della Fondazione Openpolis - si conferma il secondo paese Ue dopo la Grecia per prelievo di acqua dolce per uso potabile: 155 metri cubi annui per abitante. La Valle d’Aosta è la prima regione italiana per acqua erogata in rapporto alla popolazione (438 litri al giorno). Seguono a distanza Trentino Alto Adige (291) e Calabria (277). Ultima invece la Puglia con 155 litri pro capite.
L’erogazione giornaliera pro capite è mediamente più elevata al Nord. Come rileva Istat, la diffusione dei fontanili, soprattutto nelle zone montane, può in parte spiegare questi valori elevati. Il minore volume di acqua si rileva invece nelle isole, anche se i valori più bassi si registrano in Umbria (166) e Puglia (155). Un altro fattore che differenzia le zone è il distretto idrografico: è soprattutto nell’area del Po che si riportano i volumi maggiori di acqua erogata. Tuttavia l’acqua erogata ed utilizzata non corrisponde al totale di quello che viene immesso nelle reti. La situazione italiana è infatti caratterizzata da una gestione frammentata e inefficiente delle risorse idriche, che causano una forte dispersione di acqua. Un importante investimento del Pnrr pari a 900 milioni di euro prevede proprio di ridurre le perdite e di rendere le infrastrutture maggiormente efficienti. A fronte di 8,1 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile immessi nelle reti comunali nel 2020, complessivamente sono stati erogati appena 4,7 miliardi di metri cubi di acqua per usi autorizzati. Quasi la metà delle risorse immesse quindi non sono arrivate a destinazione. Andando ad analizzare i dati dei capoluoghi, sono 43 i comuni in cui si supera la media nazionale. Di questi, 15 si trovano nell’area del Centro-Nord, i restanti nel Sud. I capoluoghi che sono caratterizzati dalle perdite più ingenti sono Chieti 71,7%), Latina (70,1%), Belluno (68,1%) e Siracusa (67,6%).
Qual è la tua reazione a questa notizia?