Netanyahu: 'Combatteremo per difendere la patria'
Israele sta combattendo la sua “seconda guerra d’indipendenza” e “noi siamo quelli che vinceranno”. Lo ha detto in una conferenza stampa a Tel Aviv il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, aggiungendo che la guerra sarà “lunga e dura”. “Combatteremo per difendere la patria. Combatteremo e non ci ritireremo”, ha dichiarato Netanyahu, sottolineando: “Distruggeremo il nemico sopra e sotto terra”.
La decisione di avviare l’operazione di terra nella Striscia di Gaza “è stata presa all’unanimità, sia dal gabinetto di guerra che dal gabinetto di sicurezza”, ha aggiunto il premier. “I nostri comandanti e soldati che combattono in territorio nemico sanno che la nazione e la leadership nazionale li sostengono”, ha affermato Netanyahu, aggiungendo: “Sono determinati a sradicare questo male dal mondo, per la nostra esistenza e anche per tutta l’umanità”.
Netanyahu ha invitato nuovamente i residenti del nord della Striscia a dirigersi verso il sud dell’enclave. Il premier ha anche definito coloro che “osano accusare i nostri soldati di crimini di guerra” come ipocriti e bugiardi. “Le Forze di difesa israeliane (Idf) sono l’esercito più morale del mondo. Le Idf fanno di tutto per evitare di arrecare danni ai non combattenti”, ha aggiunto. Il premier ha concluso dicendo che “dopo la guerra tutti dovranno dare spiegazioni”, lui compreso, riguardo la responsabilità dell’attacco del 7 ottobre. Netanyahu ha dichiarato che i disaccordi tra i leader politici sulla legge giudiziaria “sono stati risolti”.
A tal proposito, Abu Ubaida, portavoce delle Brigate Qassam, braccio armato di Hamas, ha chiesto il rilascio dei detenuti palestinesi in cambio del rilascio degli ostaggi israeliani. In un discorso televisivo, Ubaida ha dichiarato che gli attacchi aerei e i bombardamenti israeliani hanno ucciso 50 prigionieri, spiegando che il “prezzo” del ritorno di tutti gli ostaggi in Israele dalla Striscia di Gaza è il rilascio di tutti i detenuti palestinesi dalle carceri israeliane, stimati in circa 6.600 persone. “Se il nemico vuole risolvere la questione, noi siamo pronti”, ha dichiarato il portavoce militare di Hamas. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno notificato alle famiglie di 230 ostaggi di Hamas che i loro cari sono attualmente detenuti nella Striscia di Gaza.
Per ora la parola resta alle armi. L’esercito dello Stato ebraico ha colpito 150 obiettivi nel nord della Striscia, uccidendo “diversi terroristi” di Hamas, tra cui il comandante dell’aviazione del movimento islamista, Ezzam Abu Raffa, responsabile della gestione dei droni, del radar aereo, dei parapendii e della difesa aerea, e il comandante delle forze navali, Ratab Abu-Tsahiban. Sono stati effettuati diversi attacchi aerei nei pressi dell’ospedale di Al-Shifa, nella parte settentrionale della Striscia. A tal proposito, le forze di difesa israeliane hanno affermato che il quartier generale di Hamas, che si troverebbe proprio sotto l’ospedale, “sta prosciugando i beni di prima necessità – carburante, ossigeno, acqua ed elettricità – dagli abitanti” dell’enclave palestinese e “li sta usando per scopi terroristici”.
La situazione umanitaria rimane precaria. La Mezzaluna rossa palestinese non è ancora in grado di comunicare con i suoi operatori, i medici e gli ospedali della Striscia. “Siamo estremamente preoccupati per il benessere delle nostre squadre”, ha dichiarato Nebal Farsakh, portavoce della Mezzaluna rossa palestinese a Gaza City, aggiungendo che l’assenza di connessione Internet e rete mobile “significa che più di 2 milioni di persone non possono rivolgersi ai servizi di ambulanza”. Tra questi, “ci sono feriti, persone con malattie croniche e donne incinte”, ha concluso Farsakh. Sul fronte interno l’emittente israeliana “i24 News” ha riferito che le sirene d’allarme anti-razzo sono suonate a Tel Aviv, mentre una nuova raffica di razzi lanciata dalla Striscia di Gaza è atterrata nelle città Kiryat Ono e Holon, nel centro di Israele. Il servizio di ambulanza israeliano Magen David Adom ha riferito che i propri medici si stanno recando sul posto per verificare se ci sono eventuali feriti. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, incontrerà questo pomeriggio a Tel Aviv i rappresentanti delle famiglie degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.
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