Non solo Neet, ci sono anche gli Eet: giovani che inventano un lavoro e fanno impresa in settori innovativi
“È la rivincita dei giovani italiani quella che viene fuori da ‘Gli Eet, i giovani che inventano un lavoro e ce la fanno’, il nuovo focus Censis Confcooperative. Si tratta di un piccolo esercito, 144.000 giovani tra i 15 e i 29 anni che, grazie all’autoimprenditorialità, aprono attività in diversi settori, prevalentemente innovativi e tecnologici, battono la crisi, fanno impresa e creano lavoro. Sono loro gli EET (Employed Educated and Trained), gli anti–NEET, i giovani italiani diventati protagonisti di quell’economia delle competenze che esprime una crescente domanda di capitale umano altamente qualificato. Si intravede un’occupazione di ‘nuovo conio’”. Così Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, commenta il focus Censis Confcooperative sui giovani imprenditori.
Il Focus
“La comunicazione, mediata da strumenti sempre più sofisticati, ha generato un mercato su cui i giovani si stanno proponendo come principali erogatori di servizi, fino a monopolizzare l’offerta e ad assumere, in questo campo, un livello di competenza che asseconda il ritmo dell’innovazione continua che spiazza le generazioni precedenti”, si evidenzia.
Il numero dei giovani occupati supera la soglia dei 3 milioni, di cui circa 1,8 milioni di uomini e 1,2 milioni di donne, vale a dire il 13,3% del totale degli occupati, e si stima che corrispondano al 6,6% del totale delle retribuzioni lorde da lavoro dipendente e sui profitti da lavoro indipendente. Il valore complessivo raggiunge i 52,2 miliardi di euro, il 2,5% del Pil.
Malgrado i progressi complessivi, il persistente gender gap nell’occupazione giovanile è tuttora evidente. Il divario tra i tassi di occupazione maschile e femminile, sebbene in lieve diminuzione, rimane significativo: nel 2023 si attesta a 10,4 punti percentuali (39,7% per i maschi contro 29,3% per le femmine).
Chi sono gli Eet
Di questi 144 mila giovani imprenditori il 35,4% è presente nel Mezzogiorno, il 28,5% nel Nord Ovest, il 16,7% nel Centro, e infine il 19,4% nel Nord Est. Dal 2016 al 2023, l’incidenza dei giovani sul totale degli imprenditori italiani scende dal 6% al 5,3%.
Aumenta notevolmente il numero di titolari giovani di imprese in diversi settori specifici: fra il secondo trimestre del 2017 e il secondo trimestre del 2024, triplicano (+228,7%) le imprese giovanili che si occupano di pubblicità e ricerche di mercato, e aumentano del 206,4% quelle che offrono servizi di direzione aziendale e consulenza gestionale.
Incrementi altrettanto rilevanti si registrano nella produzione cinematografica, televisiva e musicale (+65,9%), nella produzione di software e consulenza informatica (+52,4%), nei servizi postali e di corriere (+44,1%), nelle attività di leasing operativo e noleggio (+35,5%).
“È un segnale importante il fatto che i settori in cui oggi si registrano maggiormente i giovani sono settori economici con una valenza sociologica estremamente particolare: pubblicità, gestione aziendale e istruzione – evidenzia Confcooperative -. Negli anni di crisi profonde e di stasi preoccupanti del mercato occupazionale è restata salda la vitalità tipica dei giovani che non hanno smesso di puntare su sé stessi. Per questo si iniziano a intravedere i contorni di un’occupazione di ‘nuovo conio’”.
L’evoluzione del mercato occupazionale giovanile italiano evidenzia una marcata tendenza verso una “economia delle competenze”, con una crescente domanda di capitale umano altamente qualificato. Il significativo incremento del 3,1% nella quota di occupati con laurea e post-laurea, che ora costituisce il 23,5% del totale, rappresenta un chiaro indicatore di questa transizione.
Parallelamente, la contrazione del 2,7% tra gli occupati con licenza media segnala una progressiva marginalizzazione delle competenze di base. “Questa dicotomia spiega la profonda ristrutturazione del tessuto produttivo nazionale verso settori ad elevato valore aggiunto e intensità tecnologica, che necessitano di una forza lavoro dotata di skill avanzate e specialistiche”.
“Tale evoluzione nel panorama occupazionale pone l’Italia di fronte alla sfida cruciale di allineare il sistema formativo alle esigenze di un’economia sempre più imperniata su competenze e sull’innovazione continua, per evitare il rischio di un mismatch strutturale tra domanda e offerta di skill – continua il report di Confcooperative e Censis -. La stabilità della quota di diplomati (59,9% nel 2023) suggerisce che questo gruppo rimane il più rappresentativo tra i giovani occupati sottolineando l’importanza di politiche che promuovano non solo l’istruzione superiore, ma anche percorsi formativi diversificati e allineati alle esigenze del mercato, garantendo al contempo pari opportunità di accesso e progressione di carriera indipendentemente dal genere. Subiscono però diminuzioni significative alcuni settori: le imprese di attività ricreative (arte, sport, intrattenimento, -38%), le attività di sanità e assistenza sociale (-40,2%), il commercio all’ingrosso e al dettaglio (32,7%) e le attività di alloggio e di ristorazione (-31,8%).”
Tra il 2016 e il 2023 si riscontra, dalle elaborazioni del Censis su dati forniti dal Registro delle imprese di Infocamere, una decrescita del 7% del numero dei titolari di impresa in Italia, la componente più giovane si riduce anch’essa: di fatto, le imprese gestite dagli under 30 sono diminuite del 16,9%. La tendenza di decrescita negli anni considerati è sostanzialmente costante, con una leggera accentuazione durante gli anni del Covid, portando il numero dei giovani titolari da 186 mila (2016) a 155 mila (2023).
“Nonostante queste variazioni notevoli, l’unico settore in cui si può dire che vi sia stato un cambio significativo delle proporzioni giovani/over 30 è il settore della pubblicità e delle ricerche di mercato. Infatti, un quinto (20,2%) delle imprese di questo settore è a conduzione giovanile, con aumento del 12,3% dal secondo trimestre 2017”.
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