Nuovi scontri lungo il confine conteso tra Thailandia e Cambogia

Lug 26, 2025 - 07:03
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Nuovi scontri lungo il confine conteso tra Thailandia e Cambogia

Le forze armate della Thailandia “hanno lanciato attacchi non provocati, premeditati e deliberati contro le postazioni cambogiane lungo le zone di confine”. Lo sostiene il ministero degli Esteri della Cambogia in un comunicato, accusando la controparte di una “palese e grave violazione del diritto internazionale”. Il governo di Phnom Penh “condanna con la massima fermezza questo atto sconsiderato e ostile”, che “mette a repentaglio la pace e la stabilità” lungo il confine comune, e chiede a Bangkok di “cessare immediatamente tutte le ostilità, ritirare le sue forze sul suo lato del confine e astenersi da ulteriori azioni provocatorie che potrebbero aggravare la situazione”. La Cambogia ribadisce il suo “incrollabile impegno per la pace, il dialogo e la risoluzione pacifica delle controversie”, ma “si riserva anche il suo intrinseco diritto all’autodifesa, come riconosciuto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, e adotterà tutte le misure necessarie per proteggere la sua sovranità, l’integrità territoriale e la sicurezza del suo popolo”, si legge nella conclusione della nota. La crisi tra i due Paesi si è aggravata oggi con nuovi scontri armati lungo il confine conteso. Le forze armate thailandesi, in una nota, hanno accusato le controparti cambogiane di aver aperto il fuoco in un’area vicino al tempio di Ta Moan Thom, provocando la morte di due civili. Secondo Bangkok, la Cambogia ha inviato un drone di sorveglianza prima di inviare i propri militari nella zona. Il ministero della Difesa di Phnom Penh, da parte sua, ha affermato che le forze armate hanno aperto il fuoco per legittima difesa, in risposta ad un’incursione delle controparti thailandesi. Il vice portavoce delle forze armate thailandesi, Richa Suksuwanon, in una conferenza stampa, ha reso noto anche che un caccia F-16 – uno dei sei pronti ad essere schierati nella zona di confine contesa – ha colpito un obiettivo militare in Cambogia. “Abbiamo utilizzato il potere aereo contro obiettivi militari, come previsto”, ha affermato. Il ministero della Difesa della Cambogia ha dichiarato che jet da combattimento thailandesi hanno sganciato due bombe su una strada. In Thailandia nove civili, tra cui un bambino di otto anni, sono morti e 14 sono rimasti feriti negli scontri di oggi. Lo ha reso noto l’Esercito thailandese, attribuendo la responsabilità degli attacchi alla parte cambogiana. Secondo quanto riferito, sono state colpite aree civili in quattro province thailandesi: Sisaket, Surin, Ubon Ratchathani e Buri Ram. Il maggior numero di morti, sei, è stato registrato nella provincia di Sisaket; seguono le province di Surin con due e di Ubon Ratchathani con uno. La forza armata ha segnalato anche danni ad abitazioni, proprietà agricole e bestiame. Gli scontri odierni si sono verificati dopo che Bangkok ha richiamato il proprio ambasciatore in Cambogia, Tull Traisorat, e ha annunciato l’espulsione dell’ambasciatore cambogiano a Bangkok, Hun Saroeun, in seguito a un incidente con mine antiuomo lungo il confine. Secondo quanto riferito dal partito al governo in Thailandia, Per i thai (Pheu Thai), il ministero degli Esteri thailandese ha presentato una protesta formale a Phnom Penh, accusando la Cambogia di aver posizionato di recente nuove mine nella zona. Le mine, che non erano mai state rilevate durante pattugliamenti precedenti, hanno ferito un militare thailandese. La zona di confine tra i due Paesi, in particolare l’area attorno al tempio di Preah Vihear, è da anni teatro di tensioni intermittenti, spesso legate a rivendicazioni territoriali. Il 21 luglio, il ministero degli Esteri di Phnom Penh ha respinto la dichiarazione rilasciata dalla controparte della Thailandia, che accusava la parte cambogiana di aver posizionato nuove mine antiuomo in violazione della Convenzione di Ottawa, causando il ferimento di militari thailandesi. Il governo della Cambogia, si legge in un comunicato, “nega categoricamente queste accuse infondate”, ribadendo di essere “Stato parte pienamente impegnato nella lettera e nello spirito della Convenzione”. Secondo Phnom Penh l’incidente all’origine della protesta di Bangkok si è verificato “nel villaggio di Techo Morakot, distretto di Choam Ksan, provincia di Preah Vihear, un’area che rientra ampiamente nel territorio della Cambogia riconosciuto a livello internazionale” ed è “profondamente deplorevole che il personale militare thailandese sia entrato in quest’area violando il memorandum d’intesa del 2000”. “Nonostante gli avvertimenti della Cambogia sui pericoli rappresentati dalle mine inesplose – reliquie di decenni di conflitto armato – le truppe thailandesi hanno deviato dai percorsi di pattugliamento precedentemente coordinati tra i due Paesi, aprendo un nuovo percorso attraverso il territorio cambogiano”, accusa Phnom Penh. I recenti fatti, secondo il ministero degli Esteri cambogiano, confermano “la necessità per entrambi i Paesi di perseguire urgentemente una risoluzione pacifica e giuridicamente vincolante” della loro controversia “attraverso gli opportuni meccanismi internazionali”. Secondo il comunicato pubblicato il 20 luglio dal ministero degli Esteri della Thailandia, il 16 luglio tre militari thailandesi hanno calpestato una mina terrestre mentre effettuavano un pattugliamento “all’interno del territorio thailandese”, nei pressi di Chong Bok, nella provincia di Ubon Ratchathani. Il governo ha successivamente appreso dalle agenzie di sicurezza competenti che “le prove raccolte confermano che le mine terrestri erano un tipo di mina antiuomo non impiegata né immagazzinata dal Regno di Thailandia e che erano state posate di recente”. Bangkok ha denunciato “una chiara violazione della sovranità e dell’integrità territoriale” e “una chiara violazione degli obblighi derivanti dalla Convenzione sulla messa al bando delle mine antiuomo”, annunciando che “in qualità di Stato parte, agirà in conformità con tale Convenzione, continuando a risolvere le nostre divergenze con la Cambogia attraverso i canali bilaterali esistenti”. L’annosa disputa riguardante diversi tratti del confine si è riaccesa il 28 maggio, quando si è verificato uno scontro armato alla frontiera in cui è rimasto ucciso un militare cambogiano. Lo scontro è avvenuto nella zona contesa lungo il confine tra la provincia di Preah Vihear in Cambogia e la provincia di Ubon Ratchathani in Thailandia, sulla collina 496. La parte cambogiana ha confermato la morte del sergente Suan Roan, 48 anni, mentre le forze armate thailandesi hanno precisato che non ci sono state vittime tra i loro effettivi. L’Esercito thailandese ha inoltre accusato i cambogiani di aver aperto per primi il fuoco. Il 9 giugno le parti hanno comunicato un riposizionamento delle truppe nelle posizioni precedenti, come previsto nel 2024, per ridurre la tensione ed evitare scontri. Il 14 giugno, a Phnom Penh, si è riunita la Commissione congiunta per i confini (Jbc), il principale meccanismo bilaterale che si occupa delle questioni tecniche e giuridiche relative al confine condiviso e ha lo scopo di facilitare la ricognizione e la demarcazione dei confini terrestri, ai sensi del memorandum d’intesa del 2000. L’incontro non ha prodotto risultati e il giorno seguente la Cambogia ha comunicato l’invio di una lettera ufficiale alla Corte internazionale di giustizia (Cig), di cui la Thailandia non riconosce la giurisdizione. In seguito alla crisi, sono state introdotte misure restrittive da entrambe le parti. La Thailandia ha ridotto la durata dei soggiorni per i cittadini cambogiani da 60 giorni a sette e la Cambogia ha risposto con una limitazione analoga. La Cambogia, inoltre, ha bloccato le importazioni di frutta e verdura thailandesi.

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Redazione Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore di Radiocom.tv