Si riaccende la crisi diplomatica tra Algeria e Mali, sullo sfondo il ruolo di Francia e Russia

Apr 10, 2025 - 06:18
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Si riaccende la crisi diplomatica tra Algeria e Mali, sullo sfondo il ruolo di Francia e Russia

Cresce la tensione tra Algeria e Mali, le cui relazioni erano già fortemente tese a causa del presunto sostegno fornito da Algeri ai gruppi ribelli tuareg. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, in questo caso, è stato l’abbattimento di un drone maliano da parte delle forze di difese aeree algerine, avvenuto nella notte tra il 31 marzo e il primo aprile scorsi nei pressi della città frontaliera di Tinzaouten, al confine meridionale con il Mali. L’operazione, secondo la versione riportata dal ministero della Difesa di Algeri in un comunicato, sarebbe stata condotta da un’unità della difesa aerea territoriale che ha identificato e neutralizzato l’aeromobile a pilotaggio remoto dopo che questo aveva penetrato lo spazio aereo algerino per circa 2 chilometri. Secondo quanto riferito dal comunicato ufficiale, l’intercettazione è stata possibile grazie ai sistemi di sorveglianza avanzata dell’Esercito nazionale popolare (Anp), che hanno consentito una reazione immediata e mirata. “Il drone è stato abbattuto prima che potesse completare la sua missione”, si legge nella nota, secondo cui il velivolo “ha violato lo spazio aereo algerino per una distanza di 1,6 chilometri otto minuti dopo la mezzanotte, è poi uscito ed è rientrato con una traiettoria offensiva”. L’episodio, secondo Algeri, “costituisce una manovra ostile esplicita e diretta”, alla quale le forze di difesa aerea hanno risposto con l’abbattimento dell’aeromobile. Algeri sottolinea che l’episodio del drone “non è la prima violazione di questo tipo”, dal momento che “altri due episodi simili sono stati registrati nei mesi scorsi, il 27 agosto e il 29 dicembre 2024. Tutti i dati, comprese le immagini radar, sono conservati presso il ministero della Difesa”, chiarisce la nota.

Una versione che è stata tuttavia smentita dalla giunta militare di Bamako, salita al potere con un colpo di Stato nel 2021, secondo cui il relitto del drone si trovava a 9,5 chilometri a sud del confine con l’Algeria, dunque in territorio maliano. In un comunicato il ministero degli Esteri di Bamako fa sapere che, a seguito di un’indagine, ha concluso “con assoluta certezza” che il drone “è stato distrutto a seguito di un’azione ostile premeditata da parte del regime algerino”, precisando che “la distanza tra il punto di rottura del collegamento con l’aereo e la posizione del relitto è di 441 metri” e che questi due punti “si trovano entrambi sul territorio nazionale”. Secondo la giunta maliana, inoltre, l’aereo “è caduto verticalmente, il che, probabilmente, può essere spiegato solo da un’azione ostile causata dal fuoco di missili terra-aria o aria-aria”. Di conseguenza, “di fronte alla gravità di questo atto di aggressione senza precedenti”, il governo del Mali ha condannato “con la massima fermezza” l’azione algerina, definita senza mezzi termini “ostile”, e ha annunciato diverse misure di ritorsione contro Algeri, tra cui la convocazione dell’ambasciatore algerino a Bamako, il ritiro immediato del Comitato congiunto dei capi di Stato maggiore (Cemoc) – un’alleanza di diverse Forze armate nel Sahel per combattere il terrorismo – e la denuncia agli organismi internazionali “per atti di aggressione”. La posizione di Bamako è stata prontamente sostenuta dagli altri due Paesi che aderiscono all’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes), vale a dire Burkina Faso e Niger, le cui giunte militari – anch’esse salite al potere con due colpi di Stato, rispettivamente nel 2022 e nel 2023 – hanno richiamato i loro ambasciatori in Algeria. “Il Collegio dei capi di Stato dell’Aes ha deciso di richiamare gli ambasciatori degli Stati membri accreditati ad Algeri per consultazioni”, si legge in un comunicato diffuso dall’Aes.

Alla decisione ha fatto seguito una mossa analoga da parte del governo di Algeri, che ha a sua volta richiamato i suoi ambasciatori in Mali e Niger e ha rinviato l’assunzione dell’incarico di quello nominato in Burkina Faso. In un comunicato pubblicato ieri, 7 aprile, il ministero degli Affari esteri algerino ha respinto con fermezza “le gravi accuse” mosse dal governo di transizione del Mali, bollando le dichiarazioni di Bamako come “manovre disperate” e “tentativi miserabili di distogliere l’attenzione dall’evidente fallimento del progetto golpista in corso”. Algeri afferma di aver preso atto “con profonda indignazione” del comunicato diffuso dalla giunta al potere in Mali, così come di quello pubblicato dal Consiglio dei capi di Stato dell’Aes. “Il governo maliano ha rivolto gravi accuse all’indirizzo dell’Algeria”, si legge nella nota. “Nonostante la loro gravità, queste affermazioni fallaci non rappresentano altro che tentativi disperati di coprire il fallimento clamoroso del progetto golpista, che ha fatto precipitare il Mali in una spirale di insicurezza, instabilità, distruzione e privazioni”. Secondo Algeri, la giunta militare al potere a Bamako “cerca di fare dell’Algeria un capro espiatorio dei suoi insuccessi, di cui il popolo maliano paga il prezzo più alto”. “L’unico successo” dei leader maliani attuali è stato “quello di soddisfare le proprie ambizioni personali a scapito delle aspirazioni del popolo, di garantire la propria permanenza al potere a discapito della sicurezza nazionale, e di saccheggiare le scarse risorse del Paese”, aggiunge la nota, definendo “prive di serietà” le accuse che insinuano un presunto legame tra l’Algeria e i gruppi terroristici. “La credibilità e l’impegno dell’Algeria nella lotta al terrorismo non hanno bisogno né di giustificazioni né di prove”, prosegue la dichiarazione, secondo cui “la principale minaccia per il Mali è oggi rappresentata proprio dall’incapacità della giunta di affrontare efficacemente il terrorismo, al punto da aver delegato tale compito a mercenari (il riferimento è agli ex Wagner russi, oggi Africa Corps) noti per aver provocato gravi sofferenze nel continente africano”.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv