Tunisia: stallo sui rimpatri volontari dell’Oim, i migranti lanciano un appello al presidente Saied

Cresce l’attesa e la frustrazione tra i migranti originari dell’Africa subsahariana ospitati nel campo situato al chilometro 25 di Al Amra, nel governatorato tunisino di Sfax. Secondo le testimonianze raccolte da “Agenzia Nova,” le richieste di rimpatrio volontario presentate all’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) non avrebbero ancora ricevuto un riscontro concreto. “Siamo 1.500, massimo 2.000 persone che al momento vogliono lasciare la Tunisia. Vogliamo lasciare questo posto per rientrare a casa nostra”, ha dichiarato a “Nova” un giovane guineano di nome Mamadou, giunto nel Paese nordafricano lo scorso anno.
La situazione nei campi rimane delicata. Numerosi migranti provenienti da Guinea, Sudan, Camerun e Costa d’Avorio, attualmente presenti nei campi di Al Amra (chilometri 24 e 25 della strada per Sfax) e a Ben Farhat, hanno confermato la volontà di fare ritorno nei rispettivi Paesi d’origine. In molti hanno presentato formale richiesta di assistenza all’Oim, agenzia delle Nazioni Unite preposta alla gestione delle migrazioni. Tuttavia, non sono ancora state comunicate tempistiche o modalità operative per l’attuazione dei rimpatri, generando crescente frustrazione. Gran parte dei migranti si trova in condizioni di forte vulnerabilità e manifesta l’urgenza di ricongiungersi con le proprie famiglie, dopo mesi di permanenza in Tunisia segnati da precarietà e impossibilità di proseguire verso l’Europa.
Situazione analoga questa mattina a Tunisi, dove un gruppo di migranti si è radunato di fronte alla sede dell’Oim nel quartiere Lac 1, in attesa di chiarimenti. “Siamo stanchi di stare qui. Non vogliamo restare, vogliamo andare in Europa, abbiamo degli obiettivi”, ha dichiarato Mohamed Ali, un giovane guineano. “Siamo partiti per fuggire dalla miseria, ma la Tunisia ci ha bloccato la strada. Siamo costretti a tornare indietro: le autorità ci danno appuntamenti a mesi di distanza, mentre noi non riusciamo a vivere. I prezzi per noi non sono gli stessi che per i tunisini. Potrei dire che la Guinea è meglio di qui”, ha aggiunto.
Mohamed ha lanciato un appello al presidente Kais Saied, chiedendo un sostegno immediato per il rientro: “Ci sono persone che non riescono neanche a dormire la notte. Dopo le 19 non si può più uscire, ci aggrediscono, ci derubano. Se sei malato e vai all’ospedale, ti dicono di no perché non hai i documenti”. Anche Abdou, originario della Costa d’Avorio, ha chiesto alle autorità tunisine un intervento urgente: “Siamo qui da sei o sette mesi, alcuni da quasi un anno, senza lavoro. Chiediamo al presidente Saied che ci aiuti a tornare nel nostro Paese”. Le ragioni del ritardo da parte dell’Oim nell’organizzazione dei voli di ritorno non sono state ufficialmente comunicate. Intanto, le autorità locali e le organizzazioni umanitarie attive sul territorio, tra cui la Mezzaluna Rossa tunisina e i gruppi scout, continuano a monitorare le condizioni dei migranti. L’assenza di risposte concrete rischia di acuire le tensioni e di prolungare la difficile condizione in cui versano queste persone.
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