Siria: Israele attacca le basi militari nella regione chiave della minoranza alawita
Dopo aver bombardato le colonne dell’esercito siriano inviate dal regime a prendere il controllo della città drusa di As Suwaida, ed alcuni obiettivi strategici situati nella capitale siriana, Damasco, tra cui lo Stato maggiore dell’esercito, l’aeronautica militare israeliana ha colpito la scorsa notte le caserme di alcune grandi unità militari situate nel governatorato di Latakia, in particolare la 132ma divisione, stanziata nell’omonimo capoluogo, e la 107ma divisione, stanziata nella città costiera di Jableh. Si tratta di uno sviluppo importante, perché i nuovi obiettivi si trovano tra i 450 e i 500 chilometri a nord di As Suwaida e, quindi, le truppe che vi si trovano non hanno nulla a che fare con l’offensiva scatenata dal regime di Damasco contro la minoranza drusa nel sud del Paese. Il governatorato di Latakia (Laodicea) è stato per decenni il cuore del potere del regime della famiglia Al Assad, che è originaria del capoluogo. Secondo l’ultimo censimento, realizzato nel 2004, e dunque prima della guerra, solo il 20-25 per cento degli 1,8 milioni di abitanti sono sunniti, mentre il 65-70 per cento appartengono alla comunità alawita, la stessa degli Assad, e il 10 per cento a quella cristiana, che storicamente ha sempre sostenuto gli Assad. Nella regione non sono presenti, invece, minoranza druse di una qualche rilevanza. Ciò significa che il 75-80 per cento della popolazione dell’area è ostile al nuovo regime filo-turco di Ahmad Al Sharaa. Bombardando le unità militari che questi ha dislocato nel governatorato, dunque, Israele cerca d’indebolire la presa del regime su una regione cruciale, forse anche incitando implicitamente la comunità alawita alla resistenza. Dopo la caduta di Damasco, conquistata dagli “ex” jihadisti l’8 dicembre 2024, le milizie di Tahrir al-Sham, formazione jihadista in passato aderente alla rete di Al Qaeda il cui leader è appunto Al Sharaa, si sono lasciate andare a massacri ed atrocità nei confronti non solo degli ex militari filo-Assad, ma anche della popolazione civile alawita. Mentre ovviamente il governo turco del presidente Recep Tayyip Erdogan ha condannato con forza gli attacchi israeliani contro le truppe di Damasco, è significativo il fatto che molti commentatori russi li abbiano invece salutati con entusiasmo, considerando appunto la possibilità di un governo, quello di Al Sharaa, che essi definiscono regolarmente come di “tagliagole”. A questo proposito, è interessante sottolineare che il centro di Jableh, città nei cui sobborghi è stanziata la 107ma divisione dell’esercito siriano, si trova a meno di 6 chilometri dalla base aerea di Hmeimim, dove sono ancora stanziati tra i tremila ed i seimila militari russi, e a meno di 60 chilometri dalla base navale russa di Tartus. Le due basi hanno costituito per anni l’ossatura della presenza militare russa in Siria e, assieme alla base aerea di Shayrat, nei pressi di Damasco, ancora non del tutto abbandonata, i principali punti di proiezione della forza russa in Siria.
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