Sopravvivere a Gaza è sempre più difficile
Sopravvivere a Gaza è sempre più difficile. Oltre a essere esposti ai bombardamenti israeliani, più di due milioni di civili palestinesi stanno scontando gli effetti dell'assedio totale imposto da Israele dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre.
Nella Striscia scarseggiano i beni di prima necessità, e la situazione si aggrava con il passare del tempo. Le città del sud, nel quale si sono riversate centinaia di migliaia di persone fuggite da Gaza city (secondo le Nazioni unite più di un milione di palestinesi sono stati costretti ad abbandonare le loro case, di questi sarebbero 600mila quelli che hanno lasciato Gaza city, nel nord della striscia), accolgono i profughi ma sono in affanno. Uno dei problemi principali è la mancanza di combustibili, essenziali per la produzione di energia nella Striscia. A Gaza le forniture di elettricità derivano da due fonti: le linee provenienti da Israele e l'unica centrale elettrica presente nell'enclave. Le prime sono state interrotte completamente con l'inizio dell'assedio, la seconda è stata chiusa più di una settimana fa proprio perché il carburante è finito.
Come racconta Khalid al-Najjar, residente di Khan Younis, città nel sud di Gaza, il carburante è un bene essenziale al pari del cibo: "Tutti hanno bisogno di carburante per pompare l'acqua nelle loro case, per irrigare le loro fattorie e per fornire acqua al pollame, al bestiame e alle pecore." L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, UNRWA ha affermato che le persone a Gaza si stanno disidratando fino alla morte. Ha dichiarato martedì che l’ultimo impianto di desalinizzazione dell’acqua di mare di Gaza è stato chiuso, con il rischio di ulteriori morti e malattie trasmesse dall’acqua come il colera e la dissenteria. Anche sei pozzi d’acqua, tre stazioni di pompaggio dell’acqua e un serbatoio d’acqua – che complessivamente hanno servito più di 1,1 milioni di persone – sono fuori servizio. Israele ha tagliato la sua unica conduttura idrica verso Gaza, insieme al carburante e all’elettricità che alimentano gli impianti idrici e fognari, in seguito agli attacchi di Hamas che hanno ucciso 1.400 persone. Gli esperti delle Nazioni Unite hanno condannato il bombardamento e il blocco israeliani come una “punizione collettiva”, che è un crimine di guerra.
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