Sud Sudan: gli Usa chiedono il rilascio immediato del vicepresidente Machar

Mar 28, 2025 - 04:58
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Sud Sudan: gli Usa chiedono il rilascio immediato del vicepresidente Machar

Gli Stati Uniti hanno chiesto al presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, l’immediato rilascio suo rivale, il primo vicepresidente Riek Machar, che secondo il suo partito si trova agli arresti domiciliari, mentre le Nazioni Unite hanno avvertito che il Paese è sull’orlo della guerra civile. “Siamo preoccupati per le notizie secondo cui il primo vicepresidente del Sudan del Sud Machar sarebbe agli arresti domiciliari”, ha scritto su X l’Ufficio per gli Affari africani del dipartimento di Stato Usa. “Esortiamo il presidente Kiir a revocare questa decisione e a impedire un’ulteriore escalation della situazione. È tempo che i leader del Sud Sudan dimostrino sincerità negli impegni dichiarati per la pace”, ha aggiunto.

Anche il presidente della Commissione dell’Unione africana, Mahmoud Ali Youssouf, ha espresso “profonda preoccupazione” per le segnalazioni riguardanti la detenzione del vicepresidente Machar, e ha sottolineato l’imperativo per tutte le parti interessate di far calare la tensione e rispettare l’accordo di pace. “L’Unione africana esorta tutte le parti interessate a esercitare la massima moderazione, ad astenersi da qualsiasi azione che potrebbe esacerbare le tensioni e a impegnarsi in un dialogo costruttivo per risolvere eventuali questioni in sospeso attraverso mezzi pacifici e legali. Il benessere del popolo sud sudanese deve rimanere la priorità assoluta e tutti gli sforzi devono essere diretti a garantire un ambiente favorevole a una pace e uno sviluppo duraturi”, si legge in una dichiarazione. “L’Unione africana è solidale con il popolo del Sud Sudan e ribadisce il suo incrollabile sostegno all’attuazione completa e tempestiva dell’accordo di pace. A questo proposito, l’Ua rimane pronta a lavorare a stretto contatto con il governo del Sud Sudan, i partner regionali e internazionali, tra cui la Missione delle Nazioni Unite nel Sud Sudan (Unmiss) e l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad), per promuovere la stabilità e la governance inclusiva nel Paese. Il presidente – conclude la nota – invita tutte le parti a impegnarsi nuovamente nei principi di dialogo, cooperazione e rispetto dei diritti umani come pilastri essenziali di un Sud Sudan pacifico e prospero”.

In una nota diffusa ieri sera, il Movimento di liberazione del popolo sudanese all’opposizione (Splm-Io) ha denunciato che Machar – che è il leader del partito – è stato posto agli arresti domiciliari insieme a sua moglie Angelina Teny, che è anche ministra degli Interni, dopo che un convoglio armato guidato da alti funzionari della sicurezza, tra cui il ministro della Difesa, è entrato nella sua residenza nella capitale Giuba e ha disarmato le sue guardie del corpo. “Tecnicamente Machar è agli arresti domiciliari, ma inizialmente gli ufficiali della sicurezza hanno cercato di portarlo via. Gli è stato consegnato un mandato di arresto basato su accuse poco chiare”, ha affermato Reath Muoch Tang, presidente del comitato per le relazioni estere del partito, definendo l’azione una “palese violazione della costituzione e dell’Accordo di pace rivitalizzato”.

Secondo Tang, “l’arresto del primo vicepresidente senza un giusto processo mina lo stato di diritto e minaccia la stabilità della nazione”. La Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (Unmiss) ha avvertito che il Paese rischia di vedere vanificati “i successi duramente conquistati negli ultimi sette anni” se tornasse “a uno stato di guerra”, a seguito delle notizie sulla detenzione di Machar. “Stasera i leader del Paese sono sull’orlo di ricadere in un conflitto diffuso”, ha affermato la missione in una dichiarazione, secondo cui le violazioni dell’accordo di pace del 2018 “non solo devasteranno il Sud Sudan, ma avranno ripercussioni sull’intera regione”. Le ambasciate britannica e statunitense hanno ridotto il personale diplomatico e hanno invitato i cittadini a lasciare il Paese, mentre le ambasciate norvegese e tedesca hanno chiuso le loro attività a Giuba.

L’escalation delle tensioni si verifica in concomitanza con nuovi scontri tra le forze fedeli ai due rivali nella città settentrionale di Nasir, nello Stato dell’Alto Nilo, ricco di petrolio. Le tensioni tra la fazione fedele al presidente Salva Kiir e quella fedele al vicepresidente Riek Machar si sono riaccese dopo che lo scorso 4 marzo sono scoppiati violenti combattimenti a Nasir, una piccola città nello Stato nord-orientale dell’Alto Nilo, che hanno visto contrapposti l’esercito sud sudanese e i giovani dell’Esercito Bianco, una milizia formata da combattenti di etnia nuer e alleata dell’Splm-Io. Le tensioni sono culminate, la scorsa settimana, con la decisione dell’Spm-Io di sospendere la sua partecipazione del governo di coalizione del Sud Sudan, frutto dell’accordo di pace siglato nel 2018. Il governo accusa l’Splm-Io di avere legami con l’Esercito Bianco, formato principalmente da giovani armati di etnia nuer che hanno combattuto al fianco delle forze di Machar nella guerra civile del 2013-2018 contro le truppe di etnia prevalentemente dinka fedeli a Kiir. Il partito, da parte sua, nega le accuse. Gli ultimi sviluppi aggravano uno scontro tra i due uomini forti del Paese, iniziato dopo che l’Esercito Bianco ha costretto le truppe governative a ritirarsi dalla città di Nasir, nei pressi del confine con l’Etiopia. In risposta, il governo di Kiir ha arrestato diversi funzionari del partito di Machar, tra cui il ministro del Petrolio, Puot Kang Chol, il ministro per la Costruzione della pace, Stephen Par Kuol (in seguito rilasciato), il vice capo dell’esercito Gabriel Duop Lam – che è anche il capo di Stato maggiore ad interim dell’Splm-Io – e altri alti ufficiali militari alleati di Machar, la cui residenza è inoltre presidiata da ingenti forze di sicurezza.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv