Thailandia: le forze armate escludono una rapida riapertura del confine con la Cambogia
La Thailandia non ha piani immediati per la riapertura del confine con la Cambogia, chiuso da luglio dopo cinque giorni di scontri tra le forze armate dei due Paesi che hanno provocato decine di morti e lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone. La chiusura del confine ha duramente colpito le economie di entrambi i Paesi, soprattutto quella cambogiana. Secondo il maggiore generale dell’Esercito thailandese Winthai Suvaree, il confine rimane sotto controllo militare e potrà essere riaperto solo se la situazione di sicurezza migliorerà significativamente. Il presidente del Senato cambogiano Hun Sen ha detto che, se la Thailandia riaprirà il confine, la Cambogia risponderà entro cinque ore, ma senza cedere su questioni di sovranità: “La Cambogia non si inginocchierà per chiedere la riapertura del confine”, ha scritto Hun Sen in un editoriale pubblicato il 23 settembre. “Il confine potrebbe restare chiuso cent’anni e la Cambogia non perirebbe”.
La situazione è complicata da un possibile referendum thailandese per la cancellazione di controversi memorandum d’intesa riguardanti confini marittimi e concessioni energetiche siglati dai due Paesi negli anni 2000 e 2001. Il commercio transfrontaliero, vitale per entrambe le economie, frattanto è quasi cessato: tra gennaio e agosto 2025 ammontava a 92,1 miliardi di baht (circa 2,83 miliardi di dollari), ma ad agosto è calato a soli 10 milioni di baht. Persistono inoltre questioni legate ad attività illecite e casinò in aree contese. Nonostante la riduzione degli scontri armati, proseguono inoltre le polemiche in merito al bilancio delle vittime degli scontri dello scorso luglio. La Thailandia ha ammesso la morte di 15 militari e un numero simile di civili, mentre la Cambogia ha riconosciuto ufficialmente la morte di cinque militari e otto civili; stime indipendenti suggeriscono almeno 50 morti sul lato cambogiano.
Qual è la tua reazione a questa notizia?