Vent'anni fa la strage di Nassiriya
Venti anni fa, il 12 novembre 2003, un camion blu carico di tritolo entra nella base Maestrale in Iraq, presidiata da esercito e carabinieri. I due uomini a bordo innescano l'esplosione, che a loro volta causano quella del deposito di munizioni. Le forze armate italiane subiscono così la peggiore strage del dopoguerra: diciassette militari morti, insieme a un cooperatore e un regista. Altre 9 vittime tra il personale iracheno.
Oggi i familiari lanciano un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro della Difesa, Guido Crosetto, affinché si conceda alla memoria dei caduti di Nassiriya la medaglia d'oro al valor militare. "Ci saremmo aspettati una sensibilità diversa per quello che mio padre e gli altri hanno fatto per lo Stato, decidendo di rimanere in Iraq nonostante l'alto rischio a cui erano esposti, scelta che hanno pagato con la vita", dice Marco Intravaia, figlio del vicebrigadiere Domenico, una delle vittime.
Da tempo lo scheletro di cemento della base Maestrale sono stati demoliti e sostituiti con degli uffici iracheni, ma "nessun simbolo o lapide in Iraq ricorda quel drammatico evento. C'è soltanto una targa nell'ambasciata italiana", spiega Intravaia, che ora ha 36 anni ed è parlamentare regionale in Sicilia.
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