Dalle elezioni federali in Germania rischia di emergere uno scenario di instabilità

Feb 22, 2025 - 07:04
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Dalle elezioni federali in Germania rischia di emergere uno scenario di instabilità

L’esito delle elezioni federali che si svolgeranno domenica in Germania rischia di lasciare il Paese in un guado di instabilità. Il risultato delle elezioni in Germania sembra scontato: stando agli ultimi sondaggi pubblicati il 17 febbraio dal quotidiano “Bild”, infatti, i conservatori dell’Unione cristiano democratica e dell’Unione cristiano sociale (Cdu-Csu) si attestano al 30 per cento, seguiti dall’estrema destra di Alternativa per la Germania (Afd) con il 22 per cento. Il Partito socialdemocratico (Spd) del cancelliere Olaf Scholz si ferma al 15 per cento, mentre al 13 per cento ci sono i Verdi. Al 6,5 per cento troviamo Die Linke (La Sinistra) mentre l’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw) e il Partito liberaldemocratico (Fdp) si fermano rispettivamente al 5 e al 4,5 per cento. Questi numeri, tuttavia, pongono degli evidenti problemi per la formazione del futuro governo.

Sebbene sia favorita a vincere le elezioni, l’alleanza Cdu-Csu difficilmente avrà i numeri per formare un governo monocolore. “L’alleato naturale” di Cdu-Csu sarebbe l’Fdp di Christian Lindner, che non è detto riesca a varcare la soglia di sbarramento del 5 per cento. Nelle ultime elezioni nei Laender (gli Stati federali tedeschi) di Brandeburgo, Sassonia e Turingia, i liberaldemocratici non sono mai riusciti a superare lo sbarramento, ma è pur vero che si tratta di Stati dell’Est, dove l’Fdp non è mai stato forte in termini di consensi. Peraltro, questi Laender rappresentano in tutto 13 dei circa 80 milioni di abitanti della Germania, il che lascia aperti degli spiragli per i liberaldemocratici a livello nazionale, con potenziali benefici anche per la Cdu-Csu. Non è però detto che quest’alleanza sia sufficiente per formare un governo.

Questo scenario prefigura un problema di governabilità, anche perché l’alternativa per la Cdu-Csu sarebbe un’alleanza con l’Sdp che, tuttavia, non è affatto detto che accetti una “Grosse Koalition”, una grande coalizione analoga a quelle viste nel quindicennio di governo di Angela Merkel. Peraltro, per il candidato cancelliere di Cdu-Csu, Friedrich Merz, l’opzione di un’intesa con i socialdemocratici sarebbe un problema abbastanza serio. Sebbene egli si sia mostrato aperto ai compromessi, si tratterebbe dell’ennesima grande coalizione che poi rischierebbe di subire attacchi da tutti gli avversari politici. Un contesto, quello della “Grosse Koalition”, che peraltro potrebbe favorire la crescita di consensi da una parte dell’Alleanza Sahra Wagenknecht, i populisti di sinistra, e dall’altra di Alternativa per la Germania. Complessa sarebbe anche una soluzione che preveda una coalizione con i Verdi. Benché lo stesso Merz non abbia escluso una possibilità di dialogo con la formazione ambientalista, a frenare questa dinamica potrebbe essere il ramo bavarese dei conservatori, la Csu, in particolare il suo leader Markus Soeder. In questo contesto, non va inoltre dimenticato come Cdu-Csu abbiano lavorato attivamente per smantellare il Green Deal Europeo propugnato dai Verdi e lanciato dalla Commissione Ue nel primo mandato da presidente di Ursula von der Leyen.

L’altra possibilità è quella di un governo che vedrebbe allearsi Cdu-Csu e Afd. Sebbene tale esecutivo godrebbe del sostegno degli Stati Uniti – come ampiamente espresso dal vicepresidente James David Vance durante il suo intervento alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza dello scorso 14 febbraio –, questa possibilità è stata più volte categoricamente smentita da Merz. È chiaro, tuttavia, che questa posizione potrebbe cambiare, in caso lo scenario post elettorale costringesse i conservatori tedeschi a scelte concrete, magari inserendo nella coalizione anche l’Fdp, con l’intento di ridurre il peso di Alternativa per la Germania nell’esecutivo. Sinora Merz ha sempre detto che vorrebbe formare una coalizione con un solo partito ma, qualora manchino i numeri o gli alleati, l’alternativa potrebbe essere un ritorno al voto. In questo caso ci potrebbero essere due scenari plausibili: uno in cui gli elettori indecisi potrebbero valutare di ritirare i loro consensi a sostegno dei partiti più estremisti per rivolgerli verso quelli più moderati, in quello che alcuni osservatori definiscono “atteggiamento di responsabilizzazione”; e un altro in cui questi elettori, constatata l’incapacità di Cdu-Csu di formare un esecutivo, potrebbero decidere di rafforzare il loro sostegno a favore di Afd e Bsw, polarizzando ulteriormente lo spettro politico. L’instabilità tedesca rappresenta un’incognita molto rischiosa per il Paese, ma anche per l’Europa, che già da oltre un anno si sta confrontando con gli effetti della crisi economica tedesca e che ora potrebbe dover affrontare anche l’assenza della sua leadership politica.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv