In Lombardia visite guidate nei bunker antiaerei della seconda guerra mondiale di Ponte San Pietro e di Dalmine
Fino al 14 dicembre aprono eccezionalmente al pubblico con visite guidate i bunker antiaerei della seconda guerra mondiale di Ponte San Pietro e di Dalmine in provincia di Bergamo; di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano e quello di Brescia. In un periodo di conflitti, neanche troppo lontani dal nostro Paese, il progetto Bunker 1944 vuole far conoscere da vicino l’esperienza di chi durante la seconda guerra mondiale, e purtroppo ancora oggi, è costretto a ripararsi nei rifugi antiaerei per difendersi dalle atrocità della guerra.
Bunker 1944 si propone di recuperare, valorizzare, mettere in rete e rendere fruibili, grazie a visite guidate, alcuni rifugi antiaerei della Lombardia per farli conoscere attraverso un percorso tra storia, memoria e forti emozioni. Durante i tour guidati si vive un’esperienza sicuramente non convenzionale, intensa e dal sicuro coinvolgimento emotivo che vuole rendere le persone più consapevoli del significato della guerra e della privazione della libertà. Visitare questi luoghi è un invito a farci costruttori di pace. Con Bunker 1944 si ricostruisce, inoltre, un pezzo di storia importante e significativa del territorio e delle sue comunità. Nei rifugi è possibile vedere fotografie e oggetti d’epoca per rivivere, anche tramite suggestioni visive e sonore, la tragica esperienza della guerra e dei bombardamenti.
“Riapriamo i bunker – spiega Giorgio Ravasio, ideatore del progetto Bunker 1944 e presidente dell’Associazione Crespi d’Adda che con l’associazione T-essere si propone di far conoscere e valorizzare luoghi, anche minori, di interesse storico per renderli fruibili evitandone lo stato di degrado e abbandono – perché la cultura è, oggi più che mai, sotto attacco ed è simbolico per noi ridare voce a chi ha vissuto la paura, l’ansia, lo sgomento in luoghi come questi, perché esistono luoghi bombardati e persone che soffrono e che si rifugiano sottoterra per sopravvivere. A volte, però, come da noi il bunker è soltanto psicologico ed è necessario uscire dalle tenebre per riportare alla luce l’importanza della conoscenza e della cultura che sono una delle cure più potenti contro l’odio, la malignità e l’ignoranza”.
I bunker riaperti al pubblico sono stati per lo più costruiti in adiacenza di importanti fabbriche all’inizio degli anni ‘40 del secolo scorso per proteggere lavoratori e la popolazione civile dai bombardamenti degli Alleati: l’industria Breda di Milano, la Breda Meccanica Bresciana (oggi Leonardo), le acciaierie Dalmine (Bergamo). I rifugi antiaerei di Ponte San Pietro (Bergamo) sono stati realizzati, invece, a causa della presenza di un ponte ferroviario della linea Bergamo – Milano. Tutti obiettivi militari sensibili e presi di mira dai bombardamenti alleati del 1944.
Costruiti in cemento armato nel 1942, i Bunker Breda o, più precisamente, i rifugi antiaerei della V Sezione Aeronautica della Breda, si trovano presso Parco Nord Milano. Questi rifugi rappresentano un patrimonio fondamentale per stimolare una riflessone sul passato e sulla storia locale e nazionale. Il visitatore attraverso un percorso simbolico ed evocativo si immerge in un’esperienza emotiva molto forte, fatta di memorie di guerra, di bombardamenti, di immagini di distruzione. Nel primo corridoio è istallata l’opera di arte collettiva della serie Bombe a uncinetto, curata da Laura Morelli e ispirata ai bombardamenti alleati.
Nel luglio del 1939 la commissione per la difesa antiaerea progettò opere di protezione per la popolazione. Il territorio di Dalmine (BG) venne suddiviso in “settori di esodo”, in cui furono costruite trincee e ricoveri. Nel 1943 si realizzò il rifugio antiaerei nel quartiere operaio “Garbagni”, in prossimità della grande acciaieria, con una capienza di circa 500 persone, oltre a quello nel villaggio impiegati Leonardo Da Vinci. Al rifugio si accede attraverso una doppia entrata/uscita costituita da pozzi con scale a chiocciola. Le gallerie destinate alla protezione delle persone sono collocate ad una profondità di circa 20 metri. Le pareti, spesse 50 centimetri, sono in calcestruzzo non armato, rivestite internamente con mattoni forati e intonacati con malta di cemento per creare un’intercapedine isolante contro l’umidità e le infiltrazioni d’acqua.
La presenza sul territorio di Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, di un ponte ferroviario della linea Bergamo - Milano ha reso tale cittadina obiettivo di bombardamenti da parte delle truppe alleate fra il 1944 ed il 1945, nel tentativo di bloccare le comunicazioni su questa tratta. A partire dal 1942 il Comune ha costruito, in vari punti della città, alcune strutture per la protezione della popolazione. Gli ingressi al rifugio sono situati tra piazza della Libertà e via Moioli. La struttura è stata costruita dall'impresa SARMAS di Ponte San Pietro. Le due gallerie, lunghe 60 metri, presentano all'imbocco robusti muri antisoffio. Il rifugio era dotato di servizi igienici. Alla fine della guerra, secondo testimonianze, il ricovero è stato utilizzato per circa due anni come magazzino della Cooperativa Legler, in attesa della ricostruzione della sede danneggiata dai bombardamenti. Oltre ai rifugi casalinghi privati, infatti, sono stati realizzati ricoveri pubblici. I principali erano quattro: quello di Casa Avogadro (uno scantinato attrezzato in via Garibaldi 9), quello delle scuole elementari di via Piave con struttura tubolare, il ricovero del Parco delle Rimembranze o del Famedio ed infine il ricovero del torrente Quisa. Inoltre esistevano inoltre alcune trincee paraschegge in vari punti della città.
Durante gli anni ’40 del ‘900, nell’ottica del piano di protezione antiaerea nazionale, la Breda Meccanica Bresciana (oggi Leonardo) ha fatto costruire una serie di bunker rifugi di superficie lungo tutto il muro di cinta dello stabilimento, dove ricoverare le maestranze in caso di bombardamenti. Una porzione di essi, lunga 70 metri, nel 2015 è stata restaurata, messa in sicurezza e resa visitabile. Il restauro è avvenuto in maniera conservativa e, anche grazie al raffronto con le immagini presenti nell’Archivio Storico Breda, si è ripristinato un ambiente molto simile a quello iniziale. Il tutto è arricchito da fotografie e oggetti d’epoca, comprese le biciclette utilizzate per la ventilazione. Il rifugio così ristrutturato è ricco di stimoli e suggestioni emotive, la simulazione sonora di un reale bombardamento e l’alternarsi di buio e luce fanno calare i visitatori in una dimensione fuori dal tempo, portandoli ad immedesimarsi in quel tragico vissuto che fu l’esperienza dei bombardamenti.
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