Inizia a prendere corpo la missione per sostenere il governo del Congo

Feb 14, 2024 - 06:01
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Inizia a prendere corpo la missione per sostenere il governo del Congo

Inizia a prendere corpo la missione, istituita nel dicembre scorso dalla Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc), per sostenere il governo della Repubblica democratica del Congo (Rdc) nel ripristinare la pace e la sicurezza nella parte orientale del Paese, teatro da più di due anni di un’insurrezione dei gruppi armati che combattono contro le Forze di difesa congolesi (Fardc). La presidenza del Sudafrica ha infatti annunciato ieri sera il dispiegamento di 2.900 militari a sostegno della Missione dell’Africa meridionale nella Repubblica democratica del Congo (Samidrc). Un’operazione che, secondo quanto si legge in una nota, costerà al Sudafrica 2 miliardi di rand (105 milioni di dollari) e durerà fino al dicembre di quest’anno. Il contingente sudafricano contribuirà a sostituire progressivamente la forza regionale della Comunità dell’Africa orientale (Eac), già dispiegata nel novembre 2022 e in fase di ritiro dal Paese per i risultati ritenuti insoddisfacenti dal governo di Kinshasa. Alla nuova missione della Sadc contribuiranno con le loro truppe anche il Malawi e la Tanzania. La missione Samidrc è stata ufficialmente approvata dal vertice straordinario dei capi di Stato e di governo della Sadc che si è tenuto l’8 maggio 2023 a Windhoek, in Namibia, nell’ambito della risposta regionale per affrontare la situazione d’instabilità nell’est della Rdc. L’invio del primo contingente della missione è avvenuto lo scorso 15 dicembre. Secondo quanto riferito dall’emittente francese “Rfi”, i primi militari inviati dal Sudafrica sarebbero atterrati a Goma – il capoluogo della tormentata provincia del Nord Kivu – lo scorso 27 dicembre, sebbene già da qualche settimana fossero già operativi oltre 200 militari del blocco regionale. Secondo un documento interno della Sadc risalente al 14 dicembre e consultato da “Rfi”, la missione ha un mandato di 12 mesi ed in questo quadro dovrà inviare sul territorio l’equivalente di una brigata, ovvero circa 7 mila uomini, oltre a supporto aereo, marittimo e militare di artiglieria. Le truppe della Sadc dovranno “sostenere la Rdc per neutralizzare i gruppi armati nell’est del Paese”, si legge ancora nel documento, che non specifica contro quali gruppi agiranno le unità militari Sadc. Secondo il ministro degli Esteri congolese, Christophe Lutundula, la missione mirerà principalmente a combattere i ribelli del Movimento 23 marzo (M23), il gruppo sostenuto che controllano parte della provincia del Nord Kivu. Il dispiegamento delle truppe Sadc coincide e dà il cambio al ritiro di quelle inviate in precedenza dall’Eac, i cui contingenti hanno lasciato il Paese pochi giorni prima di Natale dopo più di un anno dal loro schieramento. La forza Eac – che comprendeva militari provenienti da Kenya, Uganda, Burundi e Sud Sudan – ha iniziato a ritirarsi all’inizio di dicembre dopo che il governo della Rdc ha rifiutato di rinnovare il suo mandato, citando preoccupazioni sulla sua efficacia. Il ritiro delle truppe Eac avviene, peraltro, dopo che il 19 dicembre scorso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato a favore del ritiro graduale della Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica democratica del Congo (Monusco). La risoluzione, pur prevedendo l’estensione del mandato della missione per un ulteriore anno, impegna i caschi blu a lasciare la provincia del Sud Kivu entro la fine di aprile 2024. A partire dal maggio prossimo, la Monusco sarà così presente solo nel Nord Kivu e nell’Ituri, con un contingente che dal primo luglio potrà contare solo su 2.350 unità. Ulteriori passi saranno decisi in base al rapporto che sarà stilato al termine della prima fase del ritiro, ovvero alla fine di luglio 2024. L’intervento dell’Eac nel delicato contesto della sicurezza dell’Rdc orientale era avvenuto pochi mesi dopo l’adesione di Kinshasa all’organizzazione regionale, avvenuta il 29 marzo 2022 al termine di un percorso di adesione durato tre anni prima. La decisione d’inviare una forza regionale dell’Africa orientale, prima, e dell’Africa australe, ora, rientra nei ripetuti tentativi regionali di placare la recrudescenza di violenze da parte dei gruppi armati attivi nell’est congolese, con particolare riferimento agli attacchi delle Forze democratiche alleate (Adf) ed alla rinascita degli M23, miliziani del dissolto Movimento 23 marzo che dal 2017 hanno ripreso ad effettuare incursioni nelle province orientarli del Paese, in particolare il Nord Kivu. È in questo contesto di profonda instabilità che, alla fine di gennaio, i ribelli M23 hanno annunciato l’istituzione di una propria amministrazione nelle aree sotto il loro controllo nel territorio di Rutshuru, nella provincia del Nord Kivu, nominando anche i rispettivi leader delle città di Kiwanja, Rubare e Bunagana, sempre nel Nord Kivu. I ribelli controllano gran parte le aree di Rutshuru e Masisi, due dei cinque territori che costituiscono la provincia del Nord Kivu, e si trovano a circa 35 chilometri a ovest del capoluogo provinciale, Goma. Secondo diversi osservatori, l’annuncio dei ribelli potrebbe essere l’anticamera della formazione di uno Stato separato nel Congo orientale. Nel tentativo di contrastare l’avanzata dei ribelli, nelle ultime settimane l’esercito congolese ha lanciato una serie di attacchi con droni nelle aree controllate dall’M23. Il portavoce del gruppo ribelle, da parte sua, ha rivendicato alla fine di gennaio l’abbattimento di uno dei tre droni utilizzati dall’esercito. Lo scorso 7 febbraio, inoltre, un razzo è caduto vicino a un’università di Goma, non provocando vittime ma lasciando un cratere in un’area aperta del quartiere Lac Vert, a nord-ovest della città. Gli scontri tra ribelli, forze armate e gruppi di autodifesa che si sono costituiti per sostenere l’esercito congolese si sono di recente intensificati, costringendo intere comunità nei territori di Masisi e Rutshuru a fuggire verso aree percepite più sicure alla periferia di Goma. Secondo i dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), circa 42 mila persone sono sfollate dal territorio di Masisi dallo scorso 2 febbraio. Dal giugno scorso il gruppo M23 controlla la città di Bunagana, situata a circa 90 chilometri a nord di Goma, dove le autorità hanno di recente arrestato i manifestanti che protestano contro lo stato di assedio cui sono costretti i suoi cittadini, e starebbe proseguendo la sua avanzata con l’obiettivo di isolare il capoluogo provinciale, sebbene lo stesso gruppo ribelle abbia dichiarato di recente che Goma non è suo obiettivo e abbia descritto i movimenti delle sue milizie come “manovre difensive”. Già nel 2012 i ribelli M23 riuscirono a conquistare la città, seppur per un breve periodo.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv