La dura vita nelle carceri del Nicaragua
Ha suscitato impressione e un forte dibattito, tra le forze democratiche e di opposizione del Nicaragua, la recente esposizione da parte della dittatura di Daniel Ortega e Rosario Murillo delle presunte condizioni carcerarie preferenziali in cui è detenuto mons. Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa. Mentre si apprende da un sondaggio Cid Gallup che il 72% dei nicaraguensi condannerebbe la detenzione del vescovo, il gruppo Proceso de Concertación Democrática, noto come Monteverde, solleva seri dubbi sulla reale situazione del vescovo di Matagalpa. L’impressione è quella di una “messa in scena”, tanto più che, secondo la testimonianza di ex detenuti del carcere di La Modelo, la “cella preferenziale” di cui parla il regime altro non sarebbe che la sala d’attesa per i colloqui tra i familiari e i detenuti. Tutto questo “rafforza l’urgenza dell’intervento di credibili organismi internazionali per i diritti umani. Chiediamo un’indagine imparziale e trasparente sulla situazione del vescovo Álvarez e degli altri prigionieri politici ingiustamente detenuti in Nicaragua”, ha dichiarato l’organizzazione di opposizione in un comunicato diffuso ieri, nel quale si prosegue con un ulteriore invito: “Esortiamo la comunità internazionale a seguire da vicino questa situazione e a prendere misure decisive per garantire la vita di monsignor Alvarez e degli oltre 90 prigionieri politici in Nicaragua”, si legge nel comunicato dell’opposizione riunita a Monteverde. Riteniamo la dittatura responsabile del deterioramento della salute e della vita del vescovo Alvarez”.
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