L’Etiopia accusa l’Eritrea e una fazione del Tplf di fomentare una guerra
L’Etiopia ha accusato il governo dell’Eritrea e la fazione scissionista del Fronte di liberazione popolare del Tigrè (Tplf) di collaborare nell’ambito di una nuova alleanza chiamata “Tsimdo”, volta a “muovere una guerra” contro Addis Abeba. In una lettera indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il ministro degli Esteri Gedion Timothewos ha puntato il dito contro Asmara e la fazione del Tplf che fa capo all’ex presidente regionale tigrino Debretsion Gebremichael, accusandole di aver orchestrato la recente offensiva della milizia amhara Fano volta a catturare Woldia, un’importante città nella regione di Amhara. Nella lettera, ripresa dal quotidiano “Addis Standard”, il ministro ha affermato che “la collusione tra il governo eritreo e la fazione intransigente del Tplf è diventata più evidente negli ultimi mesi”, aggiungendo che l’alleanza si sta “preparando attivamente a muovere guerra contro l’Etiopia” e accusando entrambi gli attori di “finanziare, mobilitare e dirigere gruppi armati come Fano per ampliare gli orizzonti del conflitto”. La lettera descrive l’Eritrea come “il principale artefice di queste attività nefaste”, accusandola di finanziare i conflitti attraverso “sostegno finanziario, materiale e politico”. Le azioni dell’Eritrea, scrive Timothewos, mirano a “destabilizzare e frammentare l’Etiopia” con il pretesto, da parte di Asmara, di sentirsi minacciata dalla “ricerca etiope di ottenere un accesso al mare”. L’Eritrea – prosegue la missiva – presenta i suoi atti ostili “come misure difensive preventive” che in realtà non sono altro che “pretesti invocati per giustificare i decenni di sforzi dell’Eritrea per destabilizzare l’Etiopia”. Gedion Timothewos ha quindi ribadito che l’Etiopia rimane impegnata a perseguire l’accesso al mare “attraverso mezzi pacifici”, sottolineando che il governo di Addis Abeba cerca “meccanismi di integrazione economica istituzionalizzati vantaggiosi sia per l’Eritrea che per l’Etiopia”. Il ministro ha inoltre affermato che la visione dell’Etiopia è quella di “una prosperità condivisa attraverso un’integrazione che preservi l’integrità territoriale e la sovranità di entrambi gli Stati”. Ribadendo la disponibilità dell’Etiopia a impegnarsi in “negoziati in buona fede”, il ministro ha esortato la comunità internazionale a fare pressione sull’Eritrea affinché cessi quelli che ha descritto come “atti di ostilità diretti e indiretti” e “rispetti la sovranità e l’integrità territoriale dell’Etiopia”. Il ministro degli Esteri ha infine invitato i partner internazionali a proseguire gli sforzi per promuovere un “impegno e una cooperazione costruttivi” tra Etiopia ed Eritrea, non solo sulle questioni marittime ma anche su questioni regionali più ampie che riguardano la pace e la stabilità nel Corno d’Africa. Già nel luglio scorso il ministro degli Esteri etiope aveva inviato una lettera al segretario di Stato Usa, Marco Rubio, accusando l’Eritrea di “cooperare e coordinarsi” con una fazione del Tplf e altri gruppi armati per lanciare importanti offensive durante la stagione delle piogge. In quel frangente, inoltre, il ministro aveva inoltre accusato l’Eritrea di “ripetute provocazioni”, “occupazione territoriale” e sponsorizzazione di gruppi armati per destabilizzare l’Etiopia, avvertendo che tali azioni “violano il diritto internazionale” e minacciano la fragile pace e sicurezza nel Corno d’Africa. Il Tplf è attualmente diviso in due fazioni: la prima, guidata dall’ex portavoce ed attuale presidente regionale ad interim Getachew Reda, alleata del governo federale; la seconda, guidata dall’ex presidente regionale Debretsion Gebremichael, ostile ad Addis Abeba. Le dichiarazioni del ministro degli Esteri giungono dopo che nelle scorse settimane le Forze di difesa etiopi (Endf) hanno effettuato attacchi con droni su due città vicine alla città di Woldia, nella regione di Amhara, provocando un numero imprecisato di morti e feriti tra i civili. Gli attacchi hanno fatto seguito alla sconfitta delle truppe governative da parte delle forze ribelli Fano prima a Jarsa Ber, vicino a Woldia, poi a Sanka, situata circa dieci chilometri a ovest. Secondo i testimoni, tre ondate di attacchi hanno preso di mira Jarsa Ber, dove si sono uditi anche pesanti colpi d’arma da fuoco, provocando perdite da parte dei combattenti di Fano e l’uccisione di almeno due civili. In una dichiarazione, la Forza nazionale amhara Fano (Afnf) ha affermato che tra le vittime dell’attacco che ha colpito il centro sanitario di Sanka ci sono anche dei medici. Gli attacchi sono avvenuti pochi giorni dopo i violenti scontri tra l’esercito federale e le milizie Fano nella zona di Beklo Manekia e dintorni. I ribelli hanno rivendicato una grande vittoria, affermando di aver ucciso più di 470 soldati governativi e di averne catturati più di 500. Negli ultimi giorni sui social media è circolato un video che mostra i presunti prigionieri. Secondo i testimoni, i ribelli hanno sequestrato anche grandi quantità di armi e munizioni, tra cui 52.600 cartucce di mitragliatrice, sei mortai, sei DShK, 438 fucili AK-47, 14 mitragliatrici, nove fucili di precisione, 37 proiettili di mortaio, 148 granate a mano F1, nove radio militari, nonché un camion militare e un camion Sino. Alla fine di settembre le milizie regionali amhara – note come Fano – hanno rivendicato un’importante vittoria sulle Forze di difesa etiopi (Endf), con un bilancio di oltre 400 militari uccisi. Secondo i Fano, la milizia avrebbe lanciato un attacco congiunto contro cinque nuclei del comando nord-orientale dell’esercito federale, ingaggiando combattimenti nella zona di Beklo Manekia che hanno portato ad un alto bilancio di vittime. Ex alleate dell’esercito etiope durante la guerra del Tigrè (2020-2022), le milizie amhara sono entrate in conflitto con Addis Abeba nel quadro dell’attuazione del processo di pace, dal quale si sono sentite escluse. Fra i termini dell’accordo di Pretoria, che ha posto fine al conflitto tigrino, c’era infatti il disarmo di tutte le forze partecipanti, in vista di una loro progressiva incorporazione nelle fila dell’esercito federale.
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