L’Onu reintroduce le sanzioni all’Iran dopo il fallimento dei negoziati sul nucleare
Le Nazioni Unite hanno reintrodotto un ampio pacchetto di sanzioni contro l’Iran, incluse misure sull’export di armi e sul programma missilistico, dopo il fallimento dei colloqui sul nucleare tra Teheran e le principali potenze occidentali. La decisione, scattata a mezzanotte, segue l’attivazione da parte di Francia, Germania e Regno Unito del meccanismo di “snapback”, cioè il ripristino automatico delle sanzioni previsto dall’accordo del 2015 (Jcpoa) in caso di violazioni. Le sanzioni vietano qualsiasi attività legata all’arricchimento dell’uranio e ai missili balistici in grado di trasportare testate nucleari. Viene inoltre ripristinato l’embargo sulle armi, il congelamento di beni e il divieto di viaggio per decine di funzionari ed entità iraniane.
Teheran ha reagito richiamando i propri ambasciatori a Londra, Parigi e Berlino e avvertendo che la mossa sarà seguita da una “risposta dura”. Il ministro degli Esteri Abbas Araghchi, in una lettera al segretario generale Antonio Guterres, ha definito “illegittimo” il ripristino delle misure, sostenendo che i raid israeliani e statunitensi contro i siti nucleari iraniani lo scorso giugno abbiano “alterato” il quadro normativo. Il presidente Masoud Pezeshkian ha ribadito che l’Iran non intende uscire dal Trattato di non proliferazione (Tnp), ma ha respinto come “inaccettabile” la proposta occidentale di cedere tutte le scorte di uranio arricchito in cambio di una sospensione temporanea delle sanzioni. Il rial iraniano ha toccato un nuovo minimo storico di 1,12 milioni per dollaro sul mercato nero, alimentando inflazione e rincari dei beni di prima necessità. Il crollo appare ancor più significativo se confrontato con i valori di un anno e mezzo fa: nell’aprile 2024, in seguito al primo attacco iraniano contro Israele dopo il bombardamento dell’ambasciata di Teheran in Siria, il tasso era di circa 620 mila rial per un dollaro.
Gli Stati Uniti hanno chiesto ai Paesi membri dell’Onu di applicare “immediatamente” le nuove misure, sottolineando che l’obiettivo resta un accordo negoziato. Il segretario di Stato Marco Rubio ha invitato Teheran ad “accettare colloqui diretti in buona fede”. Anche le cancellerie europee e Washington lasciano aperta la via delle trattative. In una dichiarazione congiunta, i ministri di Francia, Germania e Regno Unito hanno ribadito che “la reintroduzione delle sanzioni non segna la fine della diplomazia”. Russia e Cina, da parte oro, si sono opposte alla reintroduzione delle sanzioni, tentando senza successo di rinviare le misure di sei mesi. Mosca ha definito l’operazione “illegale e inapplicabile”. Secondo il think tank International Crisis Group, le nuove sanzioni potrebbero non cambiare nell’immediato il comportamento iraniano, dato che Teheran ha già imparato a convivere con le misure unilaterali di Washington, ma rischiano di aggravare una crisi economica interna segnata da inflazione, svalutazione e gravi problemi infrastrutturali.
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