S’intensifica la crisi nei Grandi laghi, il Burundi accusa il Ruanda di pianificare un attacco

Mar 26, 2025 - 04:43
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S’intensifica la crisi nei Grandi laghi, il Burundi accusa il Ruanda di pianificare un attacco

Si fa sempre più infuocato il clima nella regione dei Grandi laghi, dove il sanguinoso conflitto nell’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc) che vede contrapposte le Forze armate congolesi (Fardc) e i ribelli filo-ruandesi del Movimento 23 marzo (M23) preoccupa sempre di più le potenze regionali. Tra queste il Burundi, il cui presidente Evariste Ndayishimiye ha dichiarato di aver ricevuto “informazioni attendibili” secondo cui il Ruanda intende attaccare il suo Paese. In un’intervista alla “Bbc”, Ndayishimiye ha inoltre accusato il governo di Kigali di aver tentato di orchestrare un colpo di Stato in Burundi un decennio fa, simile a “quello che sta conducendo ora nella Repubblica democratica del Congo”. “Si direbbe che è un problema interno, quando in realtà è il Ruanda il problema. Sappiamo che lui (il presidente del Ruanda, Paul Kagame) ha un piano per attaccare il Burundi”, ha affermato Ndayishimiye. “I burundesi non accetteranno di essere uccisi come vengono uccisi i congolesi. I burundesi sono combattenti. Ma al momento non abbiamo piani per attaccare il Ruanda. Vogliamo risolvere il problema con il dialogo”, ha aggiunto il leader burundese. “Le persone che hanno tentato il colpo di Stato del 2015 sono state aizzate dal Ruanda, e poi sono scappate. Il Ruanda li ha organizzati, è andato a reclutare i giovani nel campo di Mahama. Li ha addestrati, ha dato loro armi, li ha finanziati. Stanno vivendo nelle mani del Ruanda. Se il Ruanda accettasse di consegnarli e di assicurarli alla giustizia, il problema sarebbe risolto”, ha proseguito Ndayishimiye. Il capo di Stato burundese ha quindi invitato i Paesi vicini a rispettare gli accordi di pace stipulati. “Non c’è bisogno che andiamo in guerra. Vogliamo il dialogo, ma non resteremo inerti se saremo attaccati. Non abbiamo nulla da chiedere al Ruanda, ma loro rifiutano perché hanno un pessimo piano: volevano fare quello che stanno facendo nella Rdc”, ha affermato. “Le forze esterne sono responsabili della perpetuazione di questo conflitto. Non vogliono la pace nella Rdc perché vogliono continuare a saccheggiarne le risorse”, ha proseguito Ndayishimiye. “La crisi nella Repubblica democratica del Congo non riguarda le persone, ma i minerali”. La soluzione, sostiene, è quella di riunire tutte le parti al tavolo delle trattative, compresi “tutti i partiti politici di opposizione e i gruppi armati”, che devono “sedersi insieme e valutare insieme come creare il futuro migliore per tutti i cittadini”. Secondo il presidente del Burundi, tuttavia, tutto dipenderà dalla volontà del Ruanda. “Il problema tra Ruanda e Rdc è un piccolo problema, possono risolverlo senza uccidere persone. Ad esempio, ho sentito che il Ruanda dice che andrà lì (in Rdc) a causa delle Fdlr (Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, gruppo ribelle hutu ruandese accusato di legami con il genocidio del 1994 e ostile al governo di Kigali). Ma chi viene ucciso? A quello che vedo sono congolesi, perché uccidono congolesi quando dicono di essere alla ricerca delle Fdlr?”, ha aggiunto. Il governo del Ruanda, da parte sua, ha risposto alle accuse definendo i commenti del presidente Ndayishimiye “sorprendenti” e insistendo sul fatto che i due vicini stanno collaborando sui piani di sicurezza per il loro confine comune, chiuso da oltre un anno. Il Ruanda ha anche negato i suoi legami con il ricostituito gruppo ribelle Red-Tabara – milizia ribelle tutsi del Burundi costituita nel 2015 in seguito al fallito colpo di Stato che tentò di rovesciare l’allora presidente Pierre Nkurunziza – che Ndayishimiye afferma essere una forza “per procura” simile al Movimento 23 (M23), sostenuto nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) dal Ruanda per destabilizzare il Burundi. La milizia Red-Tabara (Resistenza per lo Stato di diritto in Burundi) è nata nel 2011 e ha una base nella provincia orientale della Rdc, nel Sud Kivu. Il Burundi ha ripetutamente accusato il Ruanda di sostenere i ribelli, affermazione negata dal governo ruandese e dallo stesso gruppo armato. Quest’ultimo è accusato di aver scatenato violenze mortali in Burundi dal 2015, ma non è più attivo nel Paese da settembre 2021, quando ha compiuto diversi attacchi, tra cui quello all’aeroporto di Bujumbura. Attualmente è la forza ribelle più attiva del Burundi, con un numero stimato di combattenti compreso tra 500 e 800. Il Burundi ha chiuso il confine con il Ruanda nel 2015 a causa delle reciproche accuse di sostegno ai gruppi ribelli. Il confine è stato riaperto nel 2022. Nel gennaio 2024 il Burundi ha dichiarato di aver nuovamente chiuso la frontiera dopo un attacco dei ribelli in cui sono morte 20 persone, tra cui donne e bambini. Strettamente legata alle tensioni tra Burundi e Ruanda è la crisi nell’est della Rdc, dove nel frattempo si è registrata una svolta sul fronte diplomatico. Dopo che l’Angola ha annunciato il proprio ritiro dal ruolo di mediatore nella crisi, ieri si è tenuta una riunione virtuale congiunta della Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc) e la Comunità dell’Africa orientale (Eac) che ha annunciato la formazione di un comitato composto da cinque ex presidenti incaricati di trovare soluzioni per la questione della Rdc. Il comitato comprende: l’ex presidente della Nigeria, Olusegun Obasanjo; l’ex presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta; l’ex presidente del Sudafrica, Kgalema Motlanthe; l’ex presidente della Repubblica Centrafricana, Catherine Samba Panza; l’ex presidente dell’Etiopia, Sahle-Work Zewde. L’annuncio, come detto, segue la decisione dell’Angola di ritirarsi dal ruolo di mediatore nella crisi dell’est congolese, che vede contrapposti il governo della Repubblica democratica del Congo e il Ruanda. La decisione è stata ufficializzata domenica scorsa dalla presidenza di Luanda, che in una dichiarazione ha reso noto che il presidente Joao Lourenco, due mesi dopo aver assunto la guida di turno dell’Unione africana, ritiene che sia giunto il momento per l’Angola di riconcentrarsi sulle priorità continentali: pace, infrastrutture, commercio, sanità pubblica e riparazioni per le popolazioni di origine africana. La presidenza angolana ha inoltre annunciato che collaborerà con la Commissione dell’Unione africana per nominare un nuovo capo di Stato africano che assumerà il ruolo di mediatore, e che dovrà collaborare con organizzazioni regionali come la Sadc e la Eac. “Da quando l’Unione africana ha assegnato al presidente Joao Lourenco la responsabilità di mediare il conflitto tra la Rdc e il Ruanda, l’Angola non ha risparmiato sforzi per impegnarsi seriamente, energicamente e anche in termini di risorse, al fine di raggiungere una pace definitiva nell’est della Rdc e cercare di normalizzare le relazioni tra i due Paesi confinanti”, si legge nella nota. L’Angola, tuttavia, accoglie con favore i progressi compiuti dall’inizio del processo di Luanda, sottolineando che sono stati compiuti progressi significativi. “Alla fine delle discussioni tenutesi a Luanda, sono stati raggiunti progressi significativi a livello ministeriale entro dicembre 2024. La Rdc si è impegnata a neutralizzare gli elementi delle Fdlr (Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, il gruppo ribelle hutu considerato fuori legge dal governo di Kigali) e il Ruanda a ritirare le sue Forze di difesa dal territorio congolese fino ai limiti dei confini tra i due Paesi. Considerando che tali prerequisiti costituivano le principali richieste delle parti, con tale impegno sono state create le condizioni per il vertice del 15 dicembre scorso, che avrebbe dovuto tenersi a Luanda. Ma, sfortunatamente, questo non è accaduto a causa dell’assenza del Ruanda”, spiega la presidenza angolana nella sua nota. Tuttavia, il presidente angolano ha anche ricordato di aver sempre creduto che, accanto a queste discussioni, dovessero esserci anche delle trattative dirette tra il governo della Rdc e l’M23, che avrebbero dovuto tenersi martedì scorso, 18 marzo, proprio a Luanda, salvo poi essere boicottati all’ultimo momento dallo stesso M23. Se l’Angola si ritira ora è innanzitutto perché le autorità angolane si sono rese conto che la loro mediazione si è conclusa con un doppio fallimento. La prima riguarda l’incontro mancato avvenuto lo scorso dicembre a Luanda tra il presidente congolese Felix Tshisekedi e l’omologo ruandese Paul Kagame, il quale non si presentò a Luanda. Il governo di Kigali chiese allora in quel frangente che Kinshasa accettasse un dialogo diretto con l’M23, tuttavia tre mesi dopo Tshisekedi ha incontrato nuovamente Kagame, ma a Doha, in Qatar, facendo un primo smacco all’Angola. Il secondo fallimento è avvenuto con il tentativo di dialogo del 18 marzo: questa volta era presente Kinshasa, ma i ribelli dell’M23 hanno deciso di boicottare i colloqui per protestare contro le sanzioni imposte dall’Unione europea contro alcuni dei loro leader. Nel frattempo è previsto per oggi un vertice virtuale per formalizzare l’accorpamento del processo di Luanda con quello di Nairobi, con l’obiettivo di gettare le basi per un processo di mediazione unico. Un’iniziativa volta a fare chiarezza sui prossimi passi.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv