Amarena, il cui codice identificativo ufficiale era F17, era nota dal 2016 per essersi avvicinata ai centri abitati dove era stata filmata in più occasioni. Sfruttava i paesi abruzzesi come fonte di cibo e come forma di protezione per i suoi piccoli, che in montagna sarebbero stati più esposti al rischio di essere uccisi dai maschi adulti che intendevano accoppiarsi con lei: per questo aveva provocato danni vari, pur non avendo mai avuto comportamenti aggressivi nei confronti delle persone.
Era essenzialmente uno di quegli orsi che nel gergo degli scienziati e delle organizzazioni che si occupano della gestione di questi animali vengono definiti “confidenti” e “problematici”. Gli orsi fiduciosi sono quelli che non hanno più la diffidenza innata verso l’uomo avendo vissuto una serie di contatti senza conseguenze negative. Quelli problematici sono quelli che provocano danni economici o si trovano spesso a interagire con le persone, tanto da richiedere interventi.
L’orso Amarena era famoso anche per la sua prolificità. Nel 2020 aveva avuto e allevato quattro cuccioli, un numero insolito per le femmine di orso che normalmente danno alla luce due o tre cuccioli. Uno dei cuccioli di quella cucciolata, M20, divenne poi noto per il suo comportamento disinvolto con il nome Juan Carrito: morì all’inizio dell’anno dopo essere stato investito da una persona a bordo di un’auto sulla statale 17, nei pressi di Castel di Sangro, ancora in della provincia dell’Aquila. I comportamenti sicuri di sé possono essere promossi da vari fattori e probabilmente possono essere trasmessi dalla madre alla prole.
Il Parco, sulle proprie pagine social, ha definito “un evento molto grave” l’uccisione dell’orso e ha scritto: “Evidentemente non vi sono ragioni di sorta che giustifichino l’episodio dato che Amarena, pur arrecando danni alle attività agricole e zootecniche, sempre e comunque compensati dal Parco anche fuori dai confini dell’Area Contigua, non avevano mai creato alcun tipo di problema all’uomo».