Usa: studenti di Harvard manifestano contro i tagli da parte dell’amministrazione Trump
Centinaia di studenti dell’università di Harvard sono scesi in piazza ieri sera per protestare contro la decisione dell’amministrazione Trump di annullare tutti i contratti federali di finanziamento con l’università, per un valore stimato di 100 milioni di dollari. La misura è l’ultima escalation nel confronto tra il presidente e l’ateneo, che rifiuta di cedere il controllo su programmi, ammissioni e ricerca. I manifestanti hanno contestato in particolare la decisione dell’amministrazione Trump di bloccare le immatricolazioni di studenti internazionali. Un giudice ha emesso un’ordinanza restrittiva bloccando temporaneamente il provvedimento sul taglio dei fondi in attesa di un’udienza prevista per domani, lo stesso giorno della cerimonia di laurea. La Casa Bianca, nel frattempo, ha difeso la decisione di bloccare i finanziamenti, sostenendo che i fondi pubblici dovrebbero andare alle scuole professionali che formano elettricisti e idraulici.
Tutti i contratti per servizi ritenuti critici non saranno immediatamente annullati, ma trasferiti ad altri fornitori, secondo una lettera firmata da Josh Gruenbaum, commissario del servizio di acquisizione federale della Gsa, responsabile dell’approvvigionamento di beni e servizi governativi. Secondo il funzionario dell’amministrazione, ad essere interessati sono i contratti con circa nove agenzie, tra cui uno da 49.858 dollari con l’Istituto nazionale di sanità per indagare sugli effetti del consumo di caffè e un contratto da 25.800 dollari con il dipartimento per la Sicurezza nazionale per la formazione di dirigenti senior. Alcuni dei contratti di Harvard in esame potrebbero essere già stati oggetto di ordini di “sospensione dei lavori”. “In futuro, invitiamo inoltre la vostra agenzia a cercare fornitori alternativi per i servizi futuri per i quali in precedenza avevate preso in considerazione Harvard”, si legge nella lettera. L’amministrazione Trump ha definito le sue azioni contro Harvard come una lotta per i diritti civili, accusando l’università di “pregiudizi progressisti”, di continuare a utilizzare “considerazioni razziali” nelle sue politiche di ammissione nonostante un divieto della Corte suprema e di consentire comportamenti “antisemiti” nel campus.
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