Argentina, Milei: 'Mai promosso la speculazione sulla moneta virtuale, chi gioca conosce il rischio'

Feb 19, 2025 - 07:08
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Argentina, Milei: 'Mai promosso la speculazione sulla moneta virtuale, chi gioca conosce il rischio'

Il presidente dell’Argentina, Javier Milei, ha dato la sua versione sul caso della speculazione sulla moneta virtuale $Libra, innescata da un suo messaggio su X, e sulle perdite accusate dagli investitori. In un’intervista diffusa lunedì sera, il capo dello Stato ha assicurato di non aver mai “promosso” l’iniziativa legata alla criptovaluta, ma di averla solo “diffusa” tramite il suo profilo privato. “Non ho niente da nascondere, non ho fatto niente di male”, ha detto il presidente rivendicando, nel corso della conversazione di oltre un’ora, il suo impegno nel garantire la maggiore “trasparenza” sui suoi atti. La rapidissima ascesa e salita di $Libra non ha pregiudicato le oltre 44mila persone di cui si parla sui media, ma “nel peggiore dei casi, cinquemila”, ha assicurato Milei, secondo cui “le chance che ci fossero argentini è remota. Sono persone super specializzate in questo tipo di eventi”. Una competenza che autorizza il presidente a dire che chi è uscito con perdite aveva modo di prevederlo. “Tutti coloro che sono entrati sapevano molto bene in cosa si stavano mettendo. Sapevano molto bene quale fosse il rischio. Non è che non sapessero di cosa si trattava”, ha detto. Una situazione che Milei ha equiparato ad altre forme di rischio: “è come chi gioca alla roulette russa e gli parte il colpo”. Il titolo virtuale era presentato come lo strumento per finanziare imprese collegate al sito “vivalalibertadproject.com”, di cui Milei ha parlato in un messaggio su X poi cancellato una volta capito che i contorni erano ingannevoli. Se “vai al casinò e perdi soldi, con chi te la prendi? Sapevi quali fossero le condizioni. Tutti lo hanno fatto volontariamente. Io non ho promosso (il progetto), l’ho diffuso. Sono un fanatico della tecnologia e voglio che l’Argentina diventi un Hub tecnologico. Ho pensato fosse qualcosa in grado di migliorare le condizioni degli imprenditori tecnologici”. Una volta pubblicato il messaggio, sono iniziate le segnalazioni su possibili manipolazioni del profilo e avvertimenti sulle caratteristiche ingannevoli del prodotto. “Ho iniziato a vedere che si creavano commenti negativi e per questo, a scanso di equivoci, ho cancellato il tweet”. Pur assicurando di non aver compiuto nessun illecito e che si è trattato di una questione “tra soggetti privati”, Milei ha riconosciuto che l’esperienza – motivo di denunce penali e richieste di giudizio politico in Parlamento – servirà ad aggiustare il tiro. “Ho agito in buona fede. Ma devo imparare. Chi mi conosce sa che può avvicinarsi a me come lo ha fatto sempre (anche prima di essere presidente), ma questo mi ha insegnato che devo mettere filtri”, ha detto Milei che non ha negato di aver conosciuto personalmente gli ideatori del progetto e di aver trovato “interessante” l’idea di creare una struttura in grado di finanziarie gli imprenditori. Uno dei cervelli dell’operazione, Hayden Davis, aveva in precedenza assicurato che il presidente non aveva guadagnato nulla dall’operazione e che lui stesso è stato vittima di una “truffa”. Il caso è nato nella giornata di venerdì scorso, quando Milei ha dato notizia, nel suo profilo X, di un “progetto privato” che si sarebbe dedicato “a incentivare la crescita dell’economia argentina”. Il link dal nome evocativo “vivalalibertadproject” rimandava a una pagina che promuoveva la cripto moneta “$Libra”. Il messaggio, prontamente rilanciato da numerosi profili collegati al presidente, provocava un’improvvisa impennata delle azioni della valuta virtuale, fino a 4,978 dollari statunitensi. L’annuncio trovava immediata eco nei media del settore e, come riassume oggi il quotidiano “La Nacion”, accendendo gli allarmi degli specialisti. In primo luogo perché l’82 per cento della valuta virtuale circolante risultava in mano a non più di cinque investitori, garantendo loro un forte potere di indirizzare il valore della moneta sul mercato. Chiamava poi l’attenzione il fatto che il dominio del sito collegato al progetto era stato aperto il giorno stesso mentre la valuta $Libra era stata creata tre minuti prima del messaggio presidenziale. Passati 37 minuti dalla pubblicazione del messaggio di Milei, il profilo X di Bubblemaps – società di riferimento nel mondo degli investimenti sulle criptomonete -, lanciava l’allarme: “L’82 per cento di $Libra è un un solo gruppo (cluster). Operate con attenzione”, si legge nel messaggio che etichetta la valuta come un “altro meme presidenziale”. Un riferimento chiaro per gli operatori: il 18 gennaio, poco prima di insediarsi alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump aveva lanciato una moneta virtuale con il suo nome: in poche ore, il titolo arrivava a capitalizzare oltre sei miliardi di dollari per poi scendere a quote più ragionevoli. Al contrario di questa, però “$Libra” non era però un’operazione nata con il mero intento di sfruttare una coincidenza mediatica con la complicità del presidente ma era, almeno in teoria, collegata a un progetto concreto. Ornella Panizza, una operatrice di mercato che a gennaio 2024 era stata ricevuta alla Casa Rosada dallo stesso Milei, lanciava il dubbio che qualcuno avesse manomesso il profilo del presidente, “dal momento che si tratta di una truffa terribile. Il 2 per cento proprietario del 70 per cento dell’offerta, strano. Devono dare spiegazioni”, scriveva Panizza sul profilo “Lady Market”. “Perché sia chiaro, nessun hackeraggio”, scriveva Lilia Lemoine, deputata del partito del presidente (La Libertà avanza, Lla). Incuriosita, la testata “Bloomberg” veniva rassicurata dallo stesso presidente sulla natura reale dell’iniziativa. Alcune ore dopo, con la piazza virtuale sempre più in allarme, Milei interveniva con un secondo messaggio in cui segnalava che, “come tante altre infinite volte”, aveva rilanciato l’idea di un progetto privato con cui “ovviamente” non aveva nessun vincolo. “Dopo aver assimilato il contenuto del progetto”, il presidente ha deciso di cancellare il post. Con il titolo ancora forte di una elevata capitalizzazione, e quindi attraente per il mercato, una manciata di investitori che aveva acquistato a zero iniziava a vendere arrivando a mettere da parte circa 87 milioni di dollari: “$Libra” calava a picco e in poche ore la sua quotazione scendeva sotto il dollaro. Com’è noto, il sistema “blockchain” cui fa riferimento il mercato delle monete virtuali permette di conoscere con assoluta trasparenza i movimenti dei vari investitori in tempo reale ma garantisce anonimato sui titolari dei diversi portafogli. Ed è per questo che, alla caccia dei possibili speculatori, i media argentini rilanciano una informazione che sembra cruciale: il portale “Bubblemaps” è intervenuto in tempo record sulla notizia perché “$Libra” si scambia su una piattaforma (“Solana”) che tiene sotto osservazione per la sua rilevanza, un mercato cui si accede con competenze digitali apparentemente non banali. Gli utenti rintracciati verrebbero in gran parte dagli Stati Uniti e dalla Cina, scrive “La Nacion”.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv