Corte UE: il licenziamento di un dipendente di un’organizzazione cattolica per aver lasciato la Chiesa cattolica può costituire una discriminazione fondata sulla religione
L’avvocato generale della Corte di Giustizia UE, in un’opinione pubblicata questa mattina, ritiene che il licenziamento di un dipendente di un’organizzazione religiosa a causa della decisione di tale dipendente di lasciare la chiesa non possa essere giustificato alla luce del diritto europeo. La direttiva UE sulla parità di trattamento in materia di occupazione, che consente a determinate condizioni, differenze di trattamento fondate sulla religione per quanto riguarda le attività professionali di chiese e organizzazioni religiose, non prevede la possibilità di licenziare un dipendente che svolga un’attività lavorativa che non richieda di essere membro di tale determinata chiesa, salvo che il dipendente non agisca apertamente in modo contrario all’etica di tale chiesa. Secondo l’avvocato generale, la direttiva sulla parità di trattamento garantisce un giusto equilibrio tra il diritto all’autonomia delle chiese e il diritto dei dipendenti a non essere oggetto di discriminazioni fondate sulla religione o sulle convinzioni personali, che è espressamente vietata nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e che corrisponde alla libertà di religione garantita dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
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