Egitto: preoccupazione al Cairo dopo l’ascesa al potere degli ex islamisti in Siria
Le autorità egiziane guardano sempre con maggiore attenzione ai possibili risvolti sulla sicurezza nazionale da quando l’islamista Ahmad al Sharaa, noto con il nome di battaglia di Abu Muhammad al Jolani, ha guidato l’avanzata del gruppo Hayat Tahrir al Sham (Hts), legato alla Fratellanza musulmana, che l’8 dicembre 2024 ha portato alla caduta dell’ex presidente siriano Bashar al Assad. A fine dicembre, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi aveva lanciato un monito, sostenendo che l’Egitto potrebbe essere il prossimo bersaglio di destabilizzazione dopo Damasco. “La loro missione in Siria è finita e il prossimo obiettivo è rovesciare lo Stato egiziano”, aveva detto Al Sisi un video diffuso dai media egiziani. Pur senza fare nomi specifici, il presidente aveva lasciato intendere che forze esterne e interne lavorano per minare la stabilità dell’Egitto. Intanto sui social media è diventato virale l’hashtag “È il tuo turno, dittatore”, lanciato Ahmad al Mansour, un cittadino egiziano che ha combattuto nelle fila di Hts a partire dal 2013, nell’anno in cui Al Sisi ha assunto il potere. Nelle sue dichiarazione di fine anno, Al Sisi aveva sottolineato come gli sforzi per destabilizzare il Paese si concentrino su più fronti, puntando a dividere la popolazione e a indebolire l’economia nazionale. “Nella loro strategia, devono rompere la coesione dello Stato e degli egiziani, rompere l’unità tra musulmani e cristiani”, aveva affermato il capo dello Stato. Il presidente aveva inoltre ribadito l’impegno delle autorità nel proteggere il Paese da queste minacce, aggiungendo: “Non esiteremo a proteggere il nostro popolo e a salvaguardare la sicurezza nazionale dell’Egitto”. Nel fine settimana, da Riad, dove si è svolto un summit sul futuro della Siria, il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, ha evidenziato l’importanza della cooperazione regionale e internazionale nella lotta al terrorismo e per evitare che la Siria diventi una fonte di minaccia per la stabilità della regione o un centro per i gruppi terroristici. Nei giorni scorsi, proprio Ahmad al Mansour ha annunciato la creazione di un nuovo movimento islamista, chiamato “Movimento rivoluzionario del 25 gennaio”, che chiede il rovesciamento del presidente egiziano Al Sisi; la liberazione di tutti i detenuti politici in Egitto e il ritorno ai principi della rivoluzione di gennaio 2011. Non è casuale il nome del movimento annunciato da Al Mansour. Il 25 gennaio 2011, infatti, nel pieno delle primavere arabe, milioni di egiziani scesero in piazza contro il regime di Hosni Mubarak, esasperati dalla corruzione, dalla mancanza di diritti e di prospettive. L’esito di quella rivolta di piazza, contraddistinta da una forte repressione da parte dei militari, portò al potere un uomo dei Fratelli musulmani, Mohamed Morsi, per appena un anno, deposto da un colpo di Stato guidato proprio dall’attuale presidente Al Sisi. Particolare anche la bandiera del movimento di Al Mansour: fondo verde, mezzaluna e tre stelle bianche, che ricorda lo stendardo del Regno d’Egitto caduto nel 1953.
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