Filippine: duro colpo per Marcos, le elezioni di metà mandato rafforzano gli alleati di Duterte

Mag 14, 2025 - 07:22
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Filippine: duro colpo per Marcos, le elezioni di metà mandato rafforzano gli alleati di Duterte

Le elezioni di metà mandato nelle Filippine hanno inferto un duro colpo al presidente Ferdinand Marcos Junior, il cui schieramento ha ottenuto risultati inferiori alle attese nel rinnovo parziale del Senato. Secondo i dati parziali diffusi alle 23:11 locali, con il 75,45 per cento dei voti scrutinati, l’Alleanza per le nuove Filippine di Marcos avrebbe conquistato solo sei dei 12 seggi in palio nella Camera alta, contro i nove previsti dai sondaggi. Un risultato che rischia di complicare ulteriormente l’iniziativa del presidente per la messa in stato d’accusa della vicepresidente Sara Duterte. I candidati sostenuti da Duterte, a loro volta, avrebbero ottenuto cinque seggi. Tra gli eletti figura Bong Go, storico collaboratore dell’ex presidente Rodrigo Duterte, che risulta il più votato in assoluto con 25,6 milioni di preferenze. Un seggio è stato assegnato a Camille Villar, candidata sostenuta da entrambi gli schieramenti, figlia del magnate Manny Villar.

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Secondo analisti locali citati dal quotidiano “The Straits Times”,, l’esito del voto comporta una perdita di peso politico per il presidente in carica. “È un voto di protesta contro l’amministrazione Marcos. Il suo capitale politico è in crisi, e il suo endorsement non ha più forza”, ha dichiarato al quotidiano di Singapore Aries Arugay dello Yusof Ishak Institute di Singapore. Il dato più sorprendente, tuttavia, riguarda l’affermazione di candidati indipendenti critici verso entrambe le fazioni. L’ex senatore Bam Aquino risulta secondo nella corsa al Senato con 20 milioni di voti, seguito da Kiko Pangilinan (14,7 milioni), anch’egli ex senatore ed ex candidato vicepresidente. “Aquino rappresenta un’alternativa di consenso, fuori dallo scontro tra Marcos e Duterte”, ha osservato Arugay. Il voto si è svolto in un clima politico estremamente teso, a seguito dell’arresto dell’ex presidente Rodrigo Duterte, avvenuto l’11 marzo su mandato della Corte penale internazionale per crimini legati alla guerra alla droga. La vicenda ha infiammato le tensioni tra il presidente in carica e la vicepresidente Duterte, che ha lasciato il governo nel 2024 e ha assunto posizioni sempre più critiche verso l’amministrazione. Le due parti sono anche divise in fatto di politica estera: Marcos ha favorito un riavvicinamento agli Stati Uniti e contrastato con inedita durezza le rivendicazioni della Cina nel Mar Cinese Meridionale; la famiglia Duterte è considerata invece vicina a Pechino.

Sara Duterte ha sfruttato la campagna elettorale per presentarsi come vittima di persecuzioni politiche. Il messaggio sembra aver trovato riscontro soprattutto nel sud del Paese, dove i membri della famiglia Duterte sono in procinto di riconquistare i principali incarichi locali a Davao. Lo stesso Rodrigo Duterte sarebbe pronto a riprendere il ruolo di sindaco, nonostante la detenzione all’Aja. La messa in stato d’accusa della vicepresidente, approvata a febbraio dalla Camera dei rappresentanti, poggia su accuse di uso improprio di fondi pubblici e presunte minacce contro il presidente, la first lady e il presidente della Camera, Martin Romualdez. Affinché “l’impeachment” sia confermato dal Senato, però, servono almeno 16 voti a favore su 24. Ne bastano nove per assolvere l’imputata o archiviare il procedimento. Secondo un altro analista consultato da “The Stratis Times”, Michael Yusingco del Centro studi Ateneo, è improbabile che i senatori – molti dei quali legati a famiglie politiche dinastiche – votino per la condanna. “Un’assoluzione potrebbe tornare utile alle loro agende future, specie se Duterte dovesse candidarsi nel 2028”, ha affermato.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv