Gaza: in corso i colloqui indiretti tra Israele e Hamas in Egitto per discutere il piano di Trump
Sono in corso a Sharm el Sheikh, in Egitto, i colloqui indiretti tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas sul cessate il fuoco basati sul piano di pace del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per la Striscia di Gaza. Secondo quanto spiegato da un funzionario anonimo all’emittente “Cnn”, il nuovo round di negoziati per la pace iniziato oggi a Sharm el Sheikh, con la partecipazione di mediatori provenienti da Usa, Qatar, Egitto e Turchia, dovrebbe durare “qualche giorno”. La delegazione di Hamas, guidata da Khalil al Hayya, ha preso parte a incontri preliminari al Cairo con i mediatori egiziani e qatarioti, prima dell’avvio dei negoziati indiretti con la parte israeliana. La delegazione israeliana include il coordinatore per gli affari dei prigionieri e dei dispersi, Gal Hirsch, insieme a funzionari delle agenzie di sicurezza Shin Bet e Mossad. A partecipare alle trattative per conto degli Stati Uniti saranno l’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e il genero di Donald Trump, Jared Kushner. La fonte ha precisato che i due si recheranno in Egitto per prendere parte ai negoziati, il cui arrivo – come quello del ministro israeliano per gli Affari strategici Ron Dermer – è previsto qualora vengano registrati progressi significativi nei colloqui. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, Hamas chiede garanzie precise sui meccanismi di controllo e un calendario per il ritiro delle forze armate israeliane da Gaza, oltre all’inclusione del leader di Fatah, Marwan Barghouti, tra i prigionieri da liberare nell’ambito dell’accordo di scambio. Il movimento ritiene che “il calendario del piano di Trump non sia attualmente applicabile a causa delle difficoltà logistiche”. Fonti locali spiegano che il recupero dei corpi dei prigionieri israeliani deceduti, sepolti in diverse aree della Striscia, richiederà assistenza tecnica e scavi di ampia portata, nonché un ritiro delle forze israeliane su linee arretrate e la sospensione completa delle operazioni militari. Hamas avrebbe mostrato apertura sulla questione della consegna delle proprie armi offensive, come previsto dal piano statunitense, mentre Israele insiste nel mantenere una presenza militare in alcune aree dell’enclave per un periodo ancora indefinito. Nel frattempo, il capo di Stato maggiore delle Forze di difesa israeliane (Idf), generale Eyal Zamir, ha ordinato oggi ai militari di innalzare il livello di prontezza al massimo grado e ha disposto che lo sforzo principale, fino alla fine della festività di Sukkot (il 13 ottobre) sia concentrato sulla difesa. Parallelamente, è stato stabilito che tutte le unità svolgeranno esercitazioni fino all’inizio della festività, comprese sessioni di briefing relative ai posti di comando e alle posizioni difensive. Le Idf si concentreranno sulle proprie missioni principali, rafforzando il coordinamento dei rinforzi in tutti i settori operativi. È stato inoltre disposto il mantenimento di un alto livello di prontezza e allerta dell’Aeronautica israeliana per operazioni di difesa e di attacco in tutte le aree, con particolare enfasi sulla Striscia di Gaza, e il rafforzamento delle procedure di sicurezza per eventi e festival durante la festività. Il capo di Stato maggiore ha sottolineato che non vi è alcun cambiamento nella valutazione della situazione su più fronti e che le direttive fanno parte del piano di incremento della prontezza per il periodo festivo. Zamir ha inoltre chiarito le direttive principali per tutte le aree di confine e di sicurezza, nonché per i punti considerati vulnerabili. “Siamo in costante stato di prontezza, preparati su tutti i fronti per la difesa e l’attacco. Continuiamo la nostra missione affinché tutti gli israeliani possano celebrare la festività di Sukkot in pace e sicurezza”, ha dichiarato il generale Zamir. Ricordiamo che il 7 ottobre 2023, Hamas lanciò il suo attacco contro Israele colpendo un raduno di giovani che partecipavano al festival musicale Supernova Sukkot Gathering, che era stato programmato proprio subito dopo il termine della settimana di celebrazione del Sukkot. Mentre in Egitto si tengono i colloqui per raggiungere una tregua a Gaza, l’Israel democracy institute ha condotto un sondaggio sottoposto a 800 uomini e donne in ebraico e 200 in arabo. In base a quanto emerso dal sondaggio, il 66 per cento degli israeliani ritiene che sia giunto il momento di porre fine alla guerra a Gaza, con un aumento di 13 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2024. Rispetto all’anno scorso, l’opinione degli ebrei si è ribaltata: ora la maggioranza è favorevole alla fine del conflitto. Tra gli ebrei di sinistra, il 94,5 per cento sostiene la cessazione della guerra, al centro il 75 per cento, mentre a destra solo il 48,5 per cento è d’accordo.
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