Gaza: Israele e Hamas firmano l’accordo, ostaggi liberi nei prossimi giorni

Ott 11, 2025 - 00:03
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Gaza: Israele e Hamas firmano l’accordo, ostaggi liberi nei prossimi giorni

Si attende ancora il via libera ufficiale di Israele all’accordo concordato a Sharm el Sheikh con il movimento islamista palestinese Hamas durante i negoziati indiretti sul piano del presidente Usa Donald Trump per porre fine alla guerra a Gaza. Il governo israeliano è riunito a seguito delle precedenti valutazioni del gabinetto di sicurezza sulla prima fase del piano, che prevede un cessate il fuoco immediato e il rilascio di tutti gli ostaggi in cambio di migliaia di detenuti palestinesi, nel quadro di un arretramento delle Forze di difesa di Israele (Idf) dispiegate nella Striscia. In totale, secondo quanto riportano i media israeliani, saranno scarcerati nell’ambito dello scambio con Hamas 1.950 prigionieri, di cui 1.700 arrestati dopo l’attacco del 7 ottobre 2023 contro lo Stato ebraico e 250 condannati all’ergastolo. Stando alle indiscrezioni sull’accordo, i corpi di Yahya Sinwar, mente dell’attacco del 7 ottobre, e di suo fratello Muhammad, suo successore alla guida del movimento, non saranno restituiti. Allo stesso modo, non dovrebbe essere rilasciato Marwan Barghouti, noto esponente del movimento politico Fatah detenuto in Israele dal 2002, la cui liberazione sarebbe stata richiesta da Hamas durante i negoziati in Egitto. Condannato a cinque ergastoli per attentati durante la Seconda Intifada, Barghouti è considerato da molti palestinesi un “simbolo di resistenza”. Per quanto riguarda gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, stimati in 48, di cui solo circa 20 ancora vivi con certezza, secondo quanto affermato dal presidente statunitense Donald Trump durante una riunione di gabinetto alla Casa Bianca saranno liberati “lunedì o martedì”. Potrebbero essere tuttavia più lunghi i tempi per la restituzione a Israele di tutte le salme. “Il processo per recuperare i corpi (degli ostaggi morti) è complesso”, ha ammesso Trump. Commentando poi il risultato dei negoziati indiretti a Sharm el Sheikh, il presidente Usa ha affermato che si è trattato di “un punto di svolta” che ha “messo fine alla guerra e creato una pace che spero possa essere duratura”. Secondo Trump, “diversi grandi Paesi” della regione si “faranno avanti” per finanziare la ricostruzione della Striscia di Gaza dopo il conflitto tra Israele e Hamas. “Gaza sarà ricostruita”, ha aggiunto il presidente Usa. Secondo fonti di “Agenzia Nova”, l’Egitto intende invitare alcuni leader internazionali a una cerimonia ufficiale di firma dell’accordo tra Israele e Hamas. Tra gli invitati figurerebbero rappresentanti europei, arabi e islamici. Secondo quanto riportato dalla presidenza egiziana in un comunicato, il capo dello Stato Abdel Fattah al Sisi ha chiesto a Trump, durante un colloquio telefonico avvenuto oggi, di presenziare alla cerimonia. Successivamente, durante la riunione di gabinetto alla Casa Bianca, il presidente Usa ha detto di essere intenzionato a recarsi in Egitto per la “firma ufficiale” dell’accordo. “Proverò ad andare, stiamo lavorando sulle tempistiche”, ha affermato. Nella giornata di domenica, Trump dovrebbe recarsi in Israele. A confermarlo è stata la presidenza israeliana, che ha annullato un evento della “festività ebraica delle capanne” programmato per il 12 ottobre. “La decisione è stata presa a causa delle previste misure di sicurezza a Gerusalemme in occasione della visita (di Trump) e degli sviluppi storici che si verificheranno nei prossimi giorni”, ha riferito una nota ufficiale. Mentre si attende l’esito della riunione del governo israeliano, il capo negoziatore di Hamas, Khalil al Hayya (preso di mira nell’attacco lanciato da Israele a Doha il mese scorso) ha affermato, citato dall’emittente qatariota “Al Jazeera”, che il movimento islamista palestinese ha ricevuto garanzie dai mediatori sul fatto che la guerra nella Striscia di Gaza sia finita. “Abbiamo avuto rassicurazioni dai mediatori fraterni e dall’amministrazione statunitense, che hanno confermato che la guerra è completamente finita”, ha affermato Al Hayya, confermando poi che 250 palestinesi che stanno scontando l’ergastolo nelle carceri israeliane “saranno rilasciati come parte dell’accordo”, insieme ad altri 1.700 palestinesi di Gaza arrestati dall’inizio della guerra. Nei due anni di conflitto, secondo Hamas, Israele ha ucciso oltre 67 mila palestinesi. Il bilancio, che non fa distinzione tra civili e miliziani, non può tuttavia essere verificato in modo indipendente. Il 7 ottobre 2023 vennero uccisi dai miliziani islamisti 1.194 israeliani e rapiti 250 ostaggi. Secondo quanto riferito oggi da un portavoce del governo israeliano citato dai media ebraici, dopo il rilascio di tutti gli ostaggi da parte di Hamas Israele manterrà il controllo del 53 per cento della Striscia di Gaza, prima di ritirarsi gradualmente dalla maggior parte del territorio. Tra i nomi noti degli ostaggi figurano Matan Angrest (22 anni, soldato), i gemelli Gali e Ziv Berman (28 anni, rapiti dal kibbutz Kfar Aza), Elkana Bohbot, Rom Braslavski, Evyatar David, Guy Gilboa-Dalal, Maxim Herkin, ed Eitan Abraham Mor, tutti catturati durante il Nova Festival; oltre a Ariel e David Cunio, Eitan Horn, Omri Miran, Alon Ohel e Avinatan Or, rapiti dai kibbutz di Nir Oz e Nahal Oz. Per altri 28 ostaggi le speranze di ritrovarli vivi sono minime: in diversi casi la loro morte è stata confermata dalle Forze di difesa israeliane (Idf). Tra loro figurano Itay Chen, Arie Zalmanowicz, Hadar Goldin, Daniel Peretz e Asaf Hamami, insieme a cittadini stranieri di origine thailandese e nepalese, come Sonthaya Oakkharasri, Sudthisak Rinthalak e Bipin Joshi.

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Redazione Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore di Radiocom.tv