Guatemala, la procura generale ha ordinato l’annullamento delle elezioni generali
La procura generale del Guatemala ha ordinato l’annullamento delle elezioni generali che hanno decretato, tra giugno e agosto, la vittoria del socialdemocratico, Bernardo Arevalo de Leon. In una conferenza stampa coordinata dal segretario della procura Angel Pineda, sanzionato dagli Stati Uniti con accuse di corruzione, sono stati presentate le prove di illeciti che sarebbero stati compiuti tanto da Arevalo, quanto dal Tribunale supremo elettorale (Tse). Arevalo, che dovrebbe insediarsi per un mandato quadriennale il prossimo 14 gennaio, ha parlato di un “colpo di Stato assurdo, ridicolo e perverso”, mentre la presidente del Tse, Blanca Alfaro, ha difeso come regolare l’esito del voto. Condanne alle iniziative della procura sono arrivate – tra gli altri – dagli Stati Uniti, dall’Organizzazione degli Stati americani (Osa) e dall’Unione Europea. La procura, che da mesi muove contro gli altri poteri dello Stato per chiedere l’invalidazione delle elezioni, ha denunciato anomalie nelle procedure di “chiusura dello scrutinio”, che non sarebbero state avallate dal plenum del Tse, rendendo “nulla” la trasmissione dei risultati. La pubblica accusa ha quindi sgranato i risultati del fascicolo aperto per nei confronti di Arevalo per presunte irregolarità nella formazione del Movimento Semilla, il partito con cui ha vinto le elezioni, e per un caso di riciclaggio del denaro sporco dell’equivalente di circa 40mila dollari. Nello specifico, si parla di “illegalità” per 8mila nomi di iscritti denunciati come inesistenti, non corrispondenti ai documenti di identità, o deceduti al momento della firma. Una quota pari al 32 per cento del totale. Dando seguito a questo primo fascicolo, la procura rivendica i risultati di un secondo filone, secondo cui Semilla avrebbe omesso le entrate e le uscite finanziarie, così come prescritto dalla legge elettorale. Tutti atti per cui la procura chiede che siano aperti relativi processi, sollecitando anche il ritiro dell’immunità ad Arevalo e alla vice presidente eletta, Karin Herrera. In una conferenza stampa convocata nell’immediato, la presidente del Tse, Alfaro, ha confermato come “validi, ufficiali e inalterabili”, tale che il mancato insediamento di Arevalo ed Herrera, significherebbe la “rottura dell’ordine costituzionale”. Il tribunale, ha rimarcato, ha già trasmesso le credenziali al binomio presidenziale e “non avrebbe nessuna facoltà di rimuoverle a meno che non intervenga una sentenza della Corte Costituzionale”. Il pubblico ministero, ha precisato Alfaro, ha “ovviamente il diritto di procedere a indagini”, ma queste non sono di per sé una sentenza, per la quale occorre un processo che potrebbe durare anche molti anni. A inizio mese, il Congresso aveva tolto a quattro magistrati del Tse l’immunità, esponendoli a un possibile arresto nell’ambito di indagini aperte per irregolarità nell’acquisto degli apparecchi di trasmissione dei dati. Un passaggio approvato con i voti delle forze dell’attuale maggioranza, all’indomani del quale – riportano i media locali – tre magistrati avrebbero abbandonato il Paese. L’Unione Europea definisce le “ultime azioni e dichiarazioni del pubblico ministero” come un “tentativo di colpo di Stato”, destinato ad “avere un forte impatto negativo nelle relazioni del Guatneala con l’Ue”. Di “golpe”, parla anche il segretario generale dell’Osa, Luis Almagro, che invita le altre autorità del Paese a “prendere azioni contro chi lo ha perpetrato”. Secondo la missione di osservazione elettorale dell’Osa, assieme ad altre adottate nel passato “senza sostegno normativo”, sono “chiaramente contrarie al principio democratico di massima trasparenza” che dovrebbe orientare i processi elettorali. Il sottosegretario di Stato Usa per gli affari continentali, Brian Nichols, ha parlato di un “altro tentativo inaccettabile di sfidare la volontà dei guatemaltechi”.
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