Il 23 per cento delle imprese in Sardegna sono femminili
Il 23 per cento delle imprese in Sardegna sono femminili, una su cinque guidata da una donna. Sono imprese dinamiche, flessibili, innovative, digitali, giovani e multiculturali. Le donne sarde prediligono l’autoimprenditorialità e l’autoimpiego, perché meglio si adattano alle esigenze di conciliazione vita-lavoro. È quanto emerso nel corso del convegno “Imprenditoria femminile, tra crisi e rinascita. Strumenti per lo sviluppo”, organizzato dal Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Cagliari – Oristano e che si è tenuto ieri a Cagliari. All’incontro, moderato dalla giornalista Carmina Conte, sono intervenuti rappresentanti del mondo del lavoro e dell’impresa, esperti dell’Università e di politiche di genere. “Questo nuovo incontro promosso da Cif – ha detto Daniela Schirru , presidente del Cif – ha confermato come, negli ultimi 20 anni, in Sardegna sia aumentata la presenza delle donne nel mondo del lavoro, dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Le donne si occupano prevalentemente di servizi alla persona, settore nel quale quasi 60 imprese su 100 sono guidate da imprenditrici”. “Molte imprese femminili gestiscono il delicato campo dell’assistenza sociale, tante sono specializzate nell’abbigliamento e calzature, nella ristorazione, nell’agricoltura e nella cultura. C’è ancora tanto da fare, occorre intervenire per promuovere un cambiamento sociale di livello sistemico e complessivo e favorire la cultura imprenditoriale delle donne quale componente fondamentale del tessuto economico e sociale del nostro territorio. Le imprese sarde – ha detto ancora Schirru nella sua relazione di apertura dei lavori – hanno dimensioni micro e questo agevola la presenza di imprese di donne. Peraltro, l’andamento dell’imprenditoria femminile rappresenta la cartina di tornasole rispetto al più ampio tema del raggiungimento della parità di genere tra uomo e donna. Il nostro impegno – ha concluso – è quello di creare e far funzionare una rete stabile tra le istituzioni, gli esperti in materia e le associazioni di categoria”.
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