Il cambiamento demografico dovrebbe fare calare i consumi almeno del 2% con punte del 10% nel Mezzogiorno
Il cambiamento demografico dovrebbe fare calare i consumi almeno del 2% con punte del 10% nel Mezzogiorno. E la solo componente dell’immigrazione può far poco, va “conciliata con altre azioni”. A segnalare il rischio è il past president dell’Istat Gian Carlo Blangiardo durante il suo intervento al convegno “Consumi e scenari nell’Italia che cambia” organizzato da Italgrob a Beer and food attraction, il salone di Italian exhibition group in corso a Rimini. Sui consumi fuori casa i dati “ci restituiscono una situazione problematica con parecchi punti critici. La natalità continua a diminuire e ha delle conseguenze immeditate. La componente economica avrà un impoverimento in termine di popolazione lavorativa e si rischia una perdita di centinaia di miliardi di Pil”. Tuttavia, prosegue, ci sono “anche delle opportunità, riuscire a cogliere il cambiamento è la grande sfida”. Dunque “invertire le tendenze è possibile ma si deve agire in maniera tempestiva, efficace e con una chiamata alla armi di tutti. Non è solo il governo che deve muoversi, anche gli ambiti territoriali, gli enti territoriali, il mondo imprenditoriale e il privato sociale”. Anche l’immigrazione, aggiunge, è “un contributo importante, a partire da natalità e forza lavoro. Ma non è la soluzione, il contributo dell’immigrazione va conciliato con altre azioni”. Per esempio “consumano più i giovani single e le coppie giovani rispetto ad anziani single e in coppia”, occorre poi “agire sulle famiglie con figli”. La ricetta passa dunque per rilancio della natalità, immigrazione regolata e “diversamente giovani” che devono avere la possibilità di restare produttivi.
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