Il cicloturismo vale in Europa 50 miliardi di euro
Il cicloturismo vale in Europa 50 miliardi di euro: in Italia 4 miliardi e rotti. Eppure, con le nostre bellezze, con l’alto livello della nostra enogastronomia e la varietà dei terri[1]tori, potremmo facilmente doppiare il dato tedesco. Se avessimo le infrastrutture de[1]dicate: ciclovie sicure, le strut[1]ture bike friendly, le app con le info, la cultura dell’accoglienza del ciclista, i bike hub. Lo sostiene Gianluca Santil[1]li, il presidente dell’Osservato[1]rio Bikeconomy, all’interno de[1]le “Pagine di Risposte Turi[1]smo” (società di ricerca e con[1]sulenza), che scatta una foto[1]grafia dell’esistente e di ciò che potrebbe essere. Tanto per capire, uno studio delle Camere di Commercio ha calcolato che se tutte le regioni italiane investissero nel cicloturismo quanto la Regione Trentino, dove il comparto vale circa 1 miliardo di euro, il ritorno sarebbe dai 400 milioni per la Val d’Aosta ai 2 miliardi per la Liguria, dai 2,5 miliardi per la Basilicata agli 11,4 miliardi per il Piemonte, fino ai 15 miliardi per l’Abruzzo. Nel nostro Paese si stima che il ciclo[1]turismo valga 33 milioni di pre[1]senze, il 4% di quelle totali del turismo (Isnart, 2022). Crescono i ciclicloturisti “puri”, per i quali la bici è una delle principali motivazioni, e cresce inge[1]nereale la domanda di vacan[1]za attiva, in cui la bici ha un ruolo primario. Tendenze su cui la pandemia ha agito da acceleratore, con la voglia di sta[1]re a contatto con la natura, di un turismo più sostenibile e in destinazioni meno note.
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