In Kosovo migliaia di persone sono rimaste vittime di violenza sessuale
"Voci inascoltate" è un libro di memorie che raccoglie storie inedite di uomini e ragazzi violentati durante la guerra in Kosovo. Pur senza parlarne pubblicamente, almeno dieci uomini violentati dalle forze serbe durante la guerra hanno raccontato le proprie tragiche storie alle organizzazioni della società civile che sostengono le vittime di violenza sessuale in tempo di guerra. Ciò conferma che la violenza sessuale come arma di guerra non riguarda solo donne e ragazze. "Ho un'ombra, un ghiaccio nell'anima, non va via, perché quello che mi hanno fatto non mi fa più male, il dolore è passato, ma la mia anima è congelata", scrive uno dei testimoni nel libro, che all'epoca aveva solo 14 anni. Il libro è stato presentato al Women Peace Security Forum , organizzato dalla presidente del Kosovo a Pristina il 15 e 16 aprile scorsi, nell'ambito di una campagna di sensibilizzazione dedicata alle vittime di violenza sessuale durante la guerra in Kosovo, iniziata il 14 aprile, come Giornata della memoria delle vittime di violenza sessuale durante la guerra. Il numero delle vittime è stimato fino a 20mila tra donne, ragazze, uomini e ragazzi. Tuttavia, pochi hanno parlato pubblicamente, soprattutto a causa delle norme sociali e dei tabù che ancora dominano la società del Kosovo, soprattutto quando si tratta di riconoscere lo stupro come crimine di guerra invece di colpevolizzare le vittime. Allo stesso modo, pochissime vittime hanno visto il loro status riconosciuto dalla Commissione governativa sul riconoscimento e la verifica dello status delle vittime di violenza sessuale durante la guerra di liberazione del Kosovo, creata nel 2017.
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