Lavoro, la classifica dei salari medi annui: Italia al 21esimo posto
L'Italia è al 21esimo posto nella classifica dei 36 Paesi Ocse per i salari medi annui con 44.893 euro, ben lontana dal podio conquistato da Islanda, Lussemburgo e Stati Uniti ma anche al di sotto di Austria, Germania e Francia. Eppure l'aumento c'è: rispetto al 2022 la Ral (Retribuzione Annuale Lorda) è cresciuta dell'1,8%. Si tratta però di un aumento che deve essere considerato nel suo contesto dato il numero di elementi che influenzano le variazioni salariali. Dai dati del rapporto Ocse, analizzati dall'Osservatorio Job Pricing, emergono una serie di informazioni interessanti riguardanti le differenze di stipendio tra Nord e Sud e tra Ceo e dipendenti, lo stato attuale del gender pay gap, l'aumento della retribuzione degli under 35 e altro ancora. Agli operai va l'aumento di Ral più consistente lo scorso anno, secondo il report JP Salary Outlook dell'Osservatorio JobPricing. Si tratta di un documento che permette di analizzare l'andamento delle retribuzioni in Italia in maniera oggettiva e trasparente, basata sui dati. Un altro elemento degno di nota è il fatto che nel 2023 sono i Ceo i più pagati del mercato e il loro stipendio è di nove volte superiore rispetto ai meno pagati, vale a dire gli operai. Per quanto riguarda invece la differenza salariale tra il Nord e il Sud dell'Italia, gli stipendi dei primi sono di superiori ai secondi di circa 3.700 euro, pur tenendo conto del fenomeno del catching-up tra le regioni italiane, vale a dire la teoria secondo cui tutti i redditi pro capite di tutte le economie finiranno per convergere. Come riporta il Corriere, la teoria è basata sull'osservazione: le economie sottosviluppate tendono a crescere più rapidamente di quelle più ricche. Le retribuzioni più alte, in Italia, sono in Trentino, Lombardia, Lazio, Liguria e Piemonte, mentre la Ral più bassa è della Basilicata. Gli stipendi che sono cresciuti meno sono quelli delle grandi aziende, mentre quelli più alti sono nell'ambito dei servizi finanziari. Il gender pay gap rimane un problema: in media gli uomini guadagnano il 7,3% in più rispetto alle donne, e la differenza più ampia è tra gli impiegati. Si abbassa la percentuale tra quadri e dirigenti. Il salario cresce del 33,1%, in media, durante la carriera lavorativa, e a vedere il tasso di crescita della retribuzione più alto sono gli under 35. Il titolo di studio fa ancora la differenza e un laureato guadagna in media il 45,5% in più di un non laureato.
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