Lesotho, migliaia di licenziamenti nel tessile dopo la stretta USA sui dazi
Migliaia di lavoratori dell’industria tessile del Lesotho sono stati licenziati dopo che gli Stati Uniti hanno minacciato dazi del 50% sui prodotti del Paese. Le fabbriche hanno sospeso le linee di produzione per almeno tre mesi. La crisi è scoppiata dopo l’introduzione di un dazio del 10% da parte dell’amministrazione Trump, con la minaccia di un ulteriore aumento al 50%. Prima di queste misure, il Lesotho esportava negli Usa senza dazi grazie all’African Growth and Opportunity Act. Gli ordini dai clienti americani si sono azzerati, costringendo alla chiusura temporanea fabbriche come Leo Garments, Precious Garments e Maseru-E Textile. “Se i dazi fossero solo del 10%, non avrebbero problemi a rimanere”, spiega Solong Senohe del sindacato tessile Unite. L’80% delle esportazioni tessili del Lesotho va negli Stati Uniti. Il settore, secondo datore di lavoro del Paese dopo lo Stato, rischia di perdere 20.000 posti di lavoro sui 34.151 esistenti. I sindacati denunciano che i primi a essere licenziati sono stati i lavoratori iscritti e che alcuni proprietari cinesi stanno vendendo macchinari e beni aziendali. Alcuni datori di lavoro sono già spariti senza pagare gli stipendi. Il governo ha ammesso di non avere risorse per aiutare i lavoratori rimandati a casa. Una decisione definitiva sui dazi è attesa per l’8 luglio, ma sembra probabile l’applicazione di almeno il 10% a tutti i Paesi africani.
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