Ma tra qualche anno ci saranno ancora le renne a Natale? Se lo chiede il quotidiano francese Liberation
Ma tra qualche anno ci saranno ancora le renne a Natale? Se lo chiede il quotidiano francese Liberation che dedica un articolo a uno dei simboli più amati, cavalli alati della slitta di Babbo Natale. Animali antichissimi, sopravvissuti a diverse ere glaciali, note anche come caribù (Rangifer tarandus), le renne natalizie si trovano non solo in Norvegia, ma anche Finlandia, Siberia, Groenlandia, Alaska, Canada e in Russia. I primi ritrovamenti sono risalenti all'epoca del Pleistocene, da allora le renne, con tutti i mutamenti climatici, sono sopravvissute fino a oggi. Eppure proprio ora, con il surriscaldamento globale che asfissia il pianeta, l'iconico animale del Natale, rischia di scomparire e di rimanere solo nelle favole dedicate ai bambini. Nell'arcipelago delle Svalbard, nel nord della Norvegia, gli autunni più miti favoriscono in realtà le renne, la cui popolazione, per lo più selvatica, è in crescita. Ma altrove, in Nord America o in Russia, le renne stanno invece scomparendo. La causa, direttamente o indirettamente, è il caldo ma ancora di più le attività umane: i cambiamenti dell'habitat dovuti alla silvicoltura e agli sviluppi industriali, strade e ferrovie che modificano la vegetazione, cosi' come gli impianti di produzione di energia e le località turistiche. In totale, ci sono quasi nove milioni di questi cervi dalle grandi corna sulla Terra, di cui cinque milioni che vivono liberamente (gli altri sono per lo più semi-addomesticati) ed è proprio per queste che la vita sta diventando sempre più dura. Nell'arcipelago artico delle Svalbard, il clima si riscaldando da sei a sette volte più velocemente rispetto al resto del mondo: eppure, come spiega il professor Leif Egil Loe dell'Università Norwegian Institute for Life Sciences, solo nella penisola del Nordenskiold Land, la mandria è triplicata in venticinque anni. Oggi sono quasi 3000 esemplari. "Con il cambiamento climatico, gli autunni sono più caldi, la neve può arrivare con un mese e mezzo di ritardo, il che dà loro più tempo per procurarsi del buon cibo e ingrassare, spiega lo scienziato. Naturalmente, l'aumento delle temperature porta anche a inverni più piovosi. E quando piove sul manto nevoso, il terreno si trasforma in ghiaccio e incapsula la bassa vegetazione in uno strato di oltre 20 centimetri. Ma la massa corporea acquisita dalle renne durante gli autunni miti aiuta a contrastare questa deprivazione legata a questi eventi ghiacciati estremi". Un equilibrio comunque instabile, spiega lo scienziato secondo il quale, qualsiasi aumento di un decimo di grado Celsius alle Svalbard potrebbe cambiare tutto, rovinando non solo il Natale ma l'intero ecosistema. "Le renne svolgono un ruolo centrale nell'ecologia artica, poiché hanno un impatto diretto sulla vegetazione e trasferiscono i nutrienti tra la tundra, la foresta boreale e gli ambienti acquatici", descrive uno studio pubblicato su Environmental Evidence da un team scandinavo. "Se sono numerose, le renne possono stimolare la crescita delle erbe che amano attraverso il pascolo, il calpestio e la fertilizzazione del terreno con i loro escrementi", aggiunge Mathilde Le Moullec, ricercatrice presso l'Istituto delle risorse naturali della Groenlandia, e specialista in animali. Altro discorso sono poi le dinamiche globali. Alcune sottospecie sono chiaramente in pericolo. Secondo le statistiche della rete di monitoraggio e valutazione dei caribù della regione circumartica, il branco del fiume George, nell'estremo nord del Quebec, è diminuito di quasi il 99% in trent'anni: erano 780.000 all'inizio degli anni '90, oggi sono meno di 10.000. In Alaska, nello stesso periodo, la popolazione della regione "Artico centrale" è stata ridotta del 69%. Nei Territori del Nordovest, in Canada, il gruppo dei caribù di Bathurst ha perso il 96%. "Alle Svalbard, l'impatto positivo degli autunni più miti supera il dramma degli inverni piovosi. Ma nel continente americano è esattamente il contrario", riferisce Nigel Yoccoz, professore all'Università Artica della Norvegia. Così come in Russia, nella penisola di Yamal, dove migliaia di renne muoiono di fame a causa della vegetazione intrappolata sotto il ghiaccio.
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