Medio Oriente: l’effetto domino scatenato da Hamas ridefinisce gli equilibri geopolitici

Dic 28, 2024 - 06:44
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Medio Oriente: l’effetto domino scatenato da Hamas ridefinisce gli equilibri geopolitici

L’attacco terroristico del movimento islamista palestinese Hamas in Israele avvenuto il 7 ottobre 2023 ha scatenato quello che nei libri di storia sarà descritto probabilmente come un punto di non ritorno in Medio Oriente, con nuovi equilibri che si andranno a forgiare nel prossimo futuro. La risposta militare di Israele sulla Striscia di Gaza, non priva di conseguenze umanitarie per la popolazione palestinese, ma soprattutto l’entrata in scena dell’Asse della resistenza – ovvero quei gruppi armati affiliati all’Iran che aspirano all’annientamento di Israele – ha, nel corso dei mesi, portato a profondi cambiamenti già in essere. Dopo oltre 14 mesi, a Gaza proseguono le operazioni di Israele e i negoziati mediati da Stati Uniti, Qatar ed Egitto per far raggiungere un accordo a Israele e Hamas per il cessate il fuoco, la liberazione dei circa 100 ostaggi e di un certo numero di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Lo scontro aperto fra Hamas e Israele ha portato i vari rappresentati dell’asse della resistenza – libanesi Hezbollah, yemeniti Houthi e in minor misura le milizie sciite irachene -, tutti affiliati all’Iran, ad allargare il conflitto anche ad altri teatri. In particolare Hezbollah è stato, sin dall’8 ottobre 2023, coinvolto direttamente in uno scontro a bassa intensità con Israele, sul fronte settentrionale, con il lancio quasi quotidiano di razzi sul nord di Israele, che ha risposto colpendo obiettivi del gruppo armato sciita. Nel corso degli ultimi 12 mesi, Israele ha compiuto attacchi di precisione che hanno eliminato esponenti di spicco di Hamas e di Hezbollah in Libano. A inizio 2024, nel cuore di Beirut è stato ucciso il numero due di Hamas Saleh al Arouri, e mentre proseguivano le tensioni a ridosso della blue line – dove è dispiegato il contingente della missione ad interim delle Nazioni Unite (Unifil), tra cui anche circa mille militari italiani, Israele ha ucciso diverse figure di spicco di Hezbollah. In un’operazione di intelligence articolata israeliana il 17 settembre sono stati fatti esplodere dei cercapersone in dotazione ai miliziani di Hezbollah in Libano, mettendo in convalescenza almeno un migliaio di manovalanza del partito di Dio. A seguire, dopo l’uccisione del segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah a Dahyeh, periferia meridionale di Beirut roccaforte di Hezbollah, avvenuta pochi giorni dopo, le Forze di difesa israeliane sono entrate nel sud del Libano, per la prima volta dopo il ritiro del 1982, a fine settembre. E’ stato proprio in questo momento, con Hezbollah fortemente indebolito e con un Iran sempre più trincerato, nonostante due attacchi contro il territorio israeliano ad aprile e a ottobre, che l’asse della resistenza si è indebolito e non è riuscito più a fornire quel sostegno all’ex presidente siriano Bashar al Assad, facendolo rapidamente capitolare. La caduta del regime siriano, governato per oltre 50 anni dal clan degli Assad, ha riportato al centro dell’attenzione internazionale le alture del Golan, un’area prevalentemente montuosa che si estende per circa 1.800 chilometri al confine tra Israele, Libano, Giordania e Siria, e dal 1967 – anno della Guerra dei sei giorni – contesa da Tel Aviv e Damasco. In concomitanza con il repentino precipitare degli eventi in Siria e con l’avanzata dei ribelli, le forze militari israeliane hanno raggiunto la fascia di sicurezza sancita nel 1974, scatenando la condanna sia dalle Nazioni Unite che dai Paesi arabi, per i quali si tratta di una violazione degli accordi di 40 anni fa. Le alture del Golan hanno un’importanza strategica dovuta alla sua posizione e alle caratteristiche geologiche, con un terreno fertile di origine vulcanica ricco di falde acquifere e corsi d’acqua. Le alture del Golan, vera e propria “torretta di osservazione” in quell’area del Medio Oriente, sono anche il punto di passaggio e di confluenza di circa un terzo delle risorse idriche di Israele e per questo oggetto di contesa con Damasco. I rilievi delle alture dominano a ovest su Tiberiade e parte della Galilea, mentre a est controllano la pianura che scende fino a Damasco, distante appena 50 chilometri. Le alture sono delimitate a nord dalla vetta del monte Hermon, alto 2.814 metri, che costituisce un punto d’osservazione privilegiato per controllare la zona. Nella tradizione giudaica, il monte Hermon rappresenta il confine della Terra promessa, non a caso il 9 dicembre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha dichiarato: “Le alture del Golan faranno parte dello Stato di Israele per l’eternità”. Nell’antichità, controllare i valichi del Golan significava controllare le rotte commerciali e militari che da Damasco scendevano ai porti della Palestina, preferendoli alla più tortuosa via attraverso la catena dell’Antilibano e del Libano. E’ proprio per la conformazione fisica e geologica del territorio che le alture del Golan sono state teatro di scontri sin dalle prime civiltà che hanno vissuto nell’area, ma anche in epoca islamica, a partire dal VII secolo. Nella storia più recente, dopo la caduta dell’impero ottomano, le alture del Golan sono state riconosciute come parte del territorio della Siria a partire dal 1944. Tuttavia, nel 1967 l’esercito israeliano ha occupato l’area, abitata in larga parte da drusi (musulmani), portando decine di migliaia di siriani all’esodo. Sei anni dopo, nel 1973, in occasione della guerra dello Yom Kippur, l’esercito siriano ha cercato di cogliere di sorpresa Israele in un giorno di festa e riprendere il controllo delle alture. Tuttavia, grazie all’opera dell’allora segretario di Stato statunitense Henry Kissinger, l’esercito israeliano ha avuto la possibilità di riorganizzarsi e respingere l’offensiva siriana, giungendo come nel 1967 a un passo da Damasco. Il 25 ottobre 1973, dopo tre settimane di combattimenti, Israele e Siria hanno raggiunto un armistizio, culminato in un accordo nel 1974, in base al quale Damasco avrebbe recuperato un quarto del territorio conquistato dagli israeliani oltre ad alcune località simboliche, tra cui Al Quneitra. Sin da subito sono stati costruiti degli insediamenti agricoli israeliani e sul monte Hermon sono stati installati dei radar con funzione di monitoraggio. Sette anni dopo, il 14 dicembre del 1981, il parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato l’annessione unilaterale allo Stato d’Israele delle alture del Golan, estendendo il diritto, la giurisdizione e l’amministrazione civile dello Stato. Nel 2019, l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha riconosciuto la sovranità israeliana sulle alture del Golan, mentre per la comunità internazionale si tratta di un territorio occupato da Israele. Pur godendo dei diritti e doveri di qualsiasi israeliani, parte degli abitanti del Golan si sente siriana. L’accordo di separazione delle forze israeliane e siriane del 31 maggio 1974 ha creato una linea Alpha, a ovest dell’area di separazione, dietro la quale le forze di difesa israeliane devono rimanere, e una linea Bravo, a est, dietro la quale devono rimanere le forze militari siriane. Tra la linea Alpha e la linea Bravo si trova la zona cuscinetto, estesa circa 400 chilometri, dove sono dislocati gli osservatori delle Nazioni Unite incaricati di monitorare il disimpegno (Undof), sulla base della risoluzione del Consiglio di sicurezza 350. Il quartier generale è Camp Faouar, situato in territorio siriano mentre il contingente è composto da 1.138 militari. Le nazioni che hanno contribuito al contingente militare sono: Australia, Argentina, Bhutan, Corea del Sud, Figi, Ghana, India, Irlanda, Kazakistan, Nepal, Repubblica Ceca, Uruguay e Zambia. Sin dallo scoppio della guerra civile in Siria nel 2011, Israele ha rivendicato la necessità di mantenere la zona cuscinetto temendo ripercussioni per la sua sicurezza, in particolare per il timore che le milizie iraniane potessero spingersi a ridosso del Golan.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv