Germania: il 2024 si chiude tra crisi economica e vuoto politico e le elezioni potrebbero non garantire stabilità
La Germania arriva alla fine del 2024 in crisi economica profonda e senza un governo stabile. Dopo la drammatica rottura della coalizione composta da Partito socialdemocratico (Spd), Verdi e Partito liberaldemocratico (Fdp), il cancelliere Olaf Scholz ha perso la maggioranza e, con essa, la possibilità di risolvere lo stallo politico e istituzionale. Le elezioni anticipate del 23 febbraio 2025 non promettono però una via d’uscita: il rischio di instabilità politica potrebbe protrarsi anche dopo il voto. L’economia tedesca, pilastro europeo per decenni, chiude il 2024 con un prodotto interno lordo in calo dello 0,2 per cento e senza prospettive di ripresa nel breve termine. Le previsioni dell’Istituto economico tedesco (Iw) stimano per il 2025 una crescita irrisoria dello 0,1 per cento, un dato che non è evidentemente sufficiente per dissipare la preoccupazione diffusa tra imprese e cittadini. Si parla ormai di una “crisi economica strutturale” che colpisce in particolare industria e settore delle costruzioni, con investimenti frenati da incertezze geopolitiche e dalla crescente riluttanza delle imprese a impegnarsi in un contesto instabile. Al tempo stesso, la politica protezionistica annunciata negli Stati Uniti, con il possibile ritorno di Donald Trump, rischia di colpire duramente l’export tedesco. La rottura della coalizione è avvenuta a novembre, quando lo scontro tra il ministro delle Finanze Christian Lindner (Fdp) e il ministro dell’Economia Robert Habeck (Verdi) sulla gestione della crisi economica ha raggiunto un punto di non ritorno. Lindner ha difeso l’austerità e il limite al debito pubblico, mentre Habeck chiedeva di allentare i freni per finanziare investimenti strategici nelle energie rinnovabili e nelle infrastrutture. Questa frattura ha accelerato la crisi politica, con Scholz che ha deciso di cedere il passo e chiedere il voto di fiducia lo scorso 16 dicembre per preparare la strada alle elezioni anticipate. L’alleanza fra Unione cristiano democratica e Unione cristiano sociale (Cdu-Csu), la principale forza di opposizione guidata da Friedrich Merz, ha spinto per un rapido ritorno immediato alle urne, forte del sostegno degli industriali tedeschi. Gli ultimi giorni hanno visto anche un confronto abbastanza acceso fra Scholz e Merz. Durante la trasmissione televisiva ”Heute journal” dell’emittente televisiva tedesca “Zdf”, poche ore dopo aver perso il voto di fiducia al Bundestag, Scholz ha affermato che Merz, “racconta volentieri sciocchezze”. Lo stesso Merz ha poi risposto al cancelliere nello stesso programma. “Mi offende il fatto che il cancelliere federale mi abbia etichettato e attaccato personalmente in questo modo. Ma questo è ovviamente uno schema a cui è abituato. Parla costantemente di rispetto. Ma nel momento in cui qualcuno non è d’accordo con lui, il suo rispetto cessa. Non mi abbasserò a questo livello”, ha dichiarato Merz. Prime schermaglie fra i due che avranno sicuramente seguito nei due confronti televisivi che si terranno il 6 febbraio sulla rete televisiva tedesca “Ard” e il 16 febbraio sull’emittente “Rtl”. Le elezioni del 23 febbraio 2025 potrebbero generare ulteriore instabilità. L’alleanza tra Cdu e Csu continua a occupare saldamente il primo posto tra le preferenze degli elettori e promette austerità e un rafforzamento della politica di difesa, mentre socialdemocratici e Verdi insistono sulla necessità di aumentare il debito pubblico per stimolare l’economia. Al contempo, decisivi saranno i risultati che otterranno partiti come Alternativa per la Germania (Afd) – al momento al secondo posto in termini di consensi in tutti i sondaggi – e l’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw), nuova formazione politica che negli ultimi mesi ha registrato una netta crescita di preferenze. Afd e Bsw stanno riuscendo a guadagnare terreno, approfittando del malcontento sociale e proponendo un riavvicinamento con la Russia. Di fatto, tuttavia, nessuno dei partiti potrà governare in autonomia e la formazione di una coalizione sarà una conditio sine qua non per formare un nuovo esecutivo. La Germania si trova quindi ad affrontare un bivio storico: la crisi economica e politica si intrecciano in un momento di profonde trasformazioni globali. La prossima legislatura sarà cruciale per decidere se il Paese adotterà politiche di austerità o una strategia più espansiva. Ma l’assenza di un chiaro vincitore alle urne potrebbe lasciare Berlino in una situazione di stallo politico duraturo, con effetti destabilizzanti sull’intera Europa.
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