Migrazioni: Perù, Cile e Bolivia, vescovi della 'triple frontera' riuniti a Tacna
Si è concluso nella città peruviana di Tacna, il nono incontro dei vescovi della “Triple frontera”, con la partecipazione oltre che dei vescovi delle diocesi frontaliere Perù, Cile e Bolivia, di decine di operatori pastorali – laici, religiosi, sacerdoti. Al termine, è stata rilasciata una dichiarazione in cui i vescovi hanno sottolineato che “è estremamente importante coinvolgere tutta la Chiesa in un processo di sensibilizzazione sulle migrazioni forzate, entrando nella pelle del migrante e del rifugiato”. Durante i lavori, sono state lette in sala le parole di Papa Francesco, rivolte al vescovo di Tacna, mons. Marco Cortez Lara: “Ringrazio i miei fratelli vescovi e gli operatori pastorali che si preoccupano dei migranti. Li incoraggio a non smettere di scoprire e abbracciare in ognuno di loro il volto sofferente di Cristo sofferente, ogni volta che sono costretti ad abbandonare la loro terra, perché non trovano un’altra via d’uscita, affrontando i molteplici rischi e le tribolazioni di un viaggio duro e non sempre portato a termine. Grazie per esservi impegnati al loro fianco nella lotta per una società che renda loro giustizia e rispetti la loro dignità”. Scrivono i vescovi nel messaggio finale: “Riaffermiamo quindi il nostro sostegno all’impegno preso 20 anni fa e agli sforzi che continuano a fare gli operatori pastorali, come ‘buoni samaritani’, nel loro lavoro nel complesso campo della mobilità umana. Ringraziamo Dio per la dedizione dei collaboratori e dei volontari che lavorano a tante iniziative per il bene dei migranti e dei rifugiati. Infatti, come riconosce il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, il nostro orizzonte è quello di generare una cultura dell’incontro nelle case di rifugio e nei centri di assistenza alle tre frontiere, ed è estremamente importante coinvolgere tutta la Chiesa in un processo di sensibilizzazione sulle migrazioni forzate, entrando nella pelle del migrante e del rifugiato”.
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