Non è passata in sordina in Togo la riforma costituzionale adottata in Parlamento
Non è passata in sordina in Togo la riforma costituzionale adottata martedì scorso dal parlamento, che prevede il superamento del sistema presidenziale. Ieri la polizia ha interrotto una conferenza stampa indetta a Lomé da una trentina di partiti di opposizione e organizzazioni della società civile, che osteggiano la riforma temendo che essa aprirà la strada alla permanenza al potere del presidente di lunga data, Faure Gnassingbe, a tempo indeterminato. “Il regime di Lomé ha oltrepassato la linea rossa privando i togolesi della possibilità di scegliere il proprio presidente della Repubblica”, ha dichiarato il leader del Partito dei togolesi Nathaniel Olympio, che presiedeva la conferenza stampa. La polizia ha fatto irruzione nella sede del partito e, alla presenza dei giornalisti locali, ha interrotto il raduno dichiarando che questo non era stato autorizzato ed intimando agli attivisti di andarsene. La riunione si è comunque tenuta in seguito presso la sede dell’Alleanza nazionale per il cambiamento (Anc), dove gli oppositori hanno deciso di chiedere al presidente Faure Gnassingbé di rinviare la promulgazione della nuova Costituzione. Il parlamento del Togo ha adottato martedì scorso una nuova Costituzione che abolisce il sistema presidenziale. In base alla riforma, vengono eliminate le elezioni presidenziali – le prossime avrebbero dovuto svolgersi tra un anno – ed il potere verrà accentrato nelle mani del presidente del Consiglio dei ministri, figura introdotta nella nuova Carta e nominata per un mandato di sei anni, con “piena autorità di gestire gli affari di governo” e di rappresentare il Paese all’estero. L’incarico spetterà al leader del partito che uscirà con la maggioranza dalle elezioni legislative, attese per il prossimo 20 aprile. Per quanto riguarda il capo dello Stato, sarà d’ora in poi scelto “senza dibattito” dai deputati e senatori riuniti al Congresso, anche lui per un unico mandato di sei anni. La modifica della Costituzione, proposta da un gruppo di parlamentari provenienti principalmente dal partito al governo Unione per la Repubblica (Unir), è stata adottata quasi all’unanimità, con 89 voti favorevoli, uno contrario e un’astensione. La nuova Costituzione segnerà l’ingresso del Togo nella sua quinta repubblica, con l’ultima grande modifica costituzionale che risale al 1992. Nel 2019 il parlamento ha limitato a due i mandati presidenziali, tuttavia la proposta non è stata applicata retroattivamente, consentendo al presidente Faure Gnassingbé – in carica dal 2005, dopo essere succeduto al padre Gnassingbé Eyadema, che a sua volta aveva guidato il Paese per quasi quattro decenni – di candidarsi alle due elezioni successive. L’opposizione del Paese, che ha boicottato le ultime elezioni legislative del 2018 e denunciato “irregolarità” nel censimento elettorale, è scarsamente rappresentata nell’Assemblea nazionale. Contro la riforma si è espressa anche la Conferenza episcopale togolese (Cet), che ha esortato il presidente Gnassingbé a “rinviare la promulgazione” della legge costituzionale, che in base alla Carta dovrebbe avvenire entro quindici giorni dalla votazione. Per i sostenitori della riforma, sostenuti dal governo in carica, questa nuova Costituzione “rafforzerà la democrazia e la separazione dei poteri ” e “ offrirà maggiore stabilità politica e governativa” al Paese. L’opposizione, dal canto suo, contesta fermamente le nuove disposizioni. È il caso in particolare del partito Alleanza nazionale per il cambiamento (Anc), che denuncia “ un grave tradimento del popolo togolese” e ritiene che la riforma sia “fatta su misura per perpetuare” il sistema politico al potere. Secondo molti critici, l’attuale Assemblea nazionale non è più autorizzata a votare su testi di così capitale importanza, dato che il suo mandato è scaduto il 31 dicembre scorso. “Con quale alchimia giuridica e politica un parlamento uscente può procedere a modificare la Costituzione, un mese prima delle elezioni annunciate per la sua sostituzione? Fuga a capofitto o insider trading politico?”, si chiede l’ex ministro degli Interni togolese, ora in esilio, Me Francois Akila-Esso Boko. Parere contrario è stato espresso anche dal presidente del partito Forze democratiche per la Repubblica (Fdr), Me Paul Dodji Apevon. “Analizzando la relazione e la nuova proposta di legge costituzionale, ci si rende facilmente conto che gli autori (…) sono piuttosto guidati dalla preoccupazione di garantire il potere permanente ad una sola famiglia, meglio ad un singolo individuo, a scapito delle aspirazioni profonde del popolo togolese e la stabilità del Paese”, ha dichiarato. La società civile, da parte sua, ha invitato i partner del Togo e la comunità internazionale ad adottare sanzioni mirate contro “tutti gli ex deputati che vogliono far precipitare il Togo nell’incertezza”. “Di fronte a tutte queste minacce che gravano sulle conquiste democratiche del Togo, le organizzazioni sociali temono che si creerà un clima di instabilità politica se non si farà nulla per fermare il progetto bulimico del partito al potere”, hanno affermato in un comunicato congiunto alcune organizzazioni non governative togolesi.
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