Dazi, dal vino all'olio ai farmaci: ecco chi paga il conto nel Made in Italy

Chissà se Donald Trump avrà piacere di andare al supermercato e pagare il buon made in Italy quasi il doppio del prezzo attuale. Non che alle imprese italiane sia andata meglio: se esportare negli Stati Uniti costa di più, vuol dire che da qualche parte i soldi per pagare le tariffe maggiorate alla dogana bisogna prenderli: magari aumentando i prezzi sullo scaffale, anche in Italia. Nel gioco a perdere dei dazi, per il sistema industriale e produttivo italiano c’è da farsi insomma male. E anche per i consumatori.
E se c’è un simbolo del made in Italy, quello è proprio il vino. E anche qui sarebbero dolori. Con i sanguinosi dazi americani al 20% il mercato, rosso, bianco o bollicine che sia, dovrà tagliare i propri ricavi di 323 milioni di euro all’anno, pena l’uscita dal mercato per buona parte delle produzioni tricolori. Il mercato americano è poi anche il primo per l’esportazione di olio di oliva, altro emblema della buona tavola all’italiana, con il 34% sul totale dell’export mondiale. Circa 1 miliardo di euro negli Usa, rispetto ai 3 miliardi di valore per le spedizioni di olio in tutto il mondo: una crescita del 158% negli ultimi 10 anni, dopo aver superato l’iniziale diffidenza del consumatore americano. E si rischia grosso anche, ha ricordato la Cia, la Confederazione degli agricoltori, pasta (1 miliardo) e formaggi (550 milioni).
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