Meloni: Lunedì vertice di governo sull’impatto dei dazi Usa, martedì incontro con le categorie produttive

“Ho deciso di chiedere ai due vicepremier, al ministro dell’Economia, dell’Industria, dell’Agricoltura, delle Politiche europee, di vederci lunedì pomeriggio e di portare ciascuna per la propria competenza uno studio sull’impatto che questa situazione può avere per la nostra economia”. Lo ha detto la presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, in Consiglio dei ministri. “Lo stesso gruppo di lavoro del governo, che da ora deve sentirsi prioritariamente impegnato sul tema, si confronterà anche con i rappresentanti delle categorie produttive, che sono stati convocati a palazzo Chigi per martedì 8 aprile. Ci confronteremo anche con loro, per trovare le soluzioni migliori”, ha aggiunto. Per Meloni la decisione dell’amministrazione Trump sui dazi “è sbagliata perché le economie delle nazioni occidentali sono fortemente interconnesse e politiche protezionistiche così incisive danneggeranno non solo l’Unione europea ma anche gli Stati Uniti”. “Gli Usa – ha proseguito – hanno annunciato due giorni fa dazi su merci e prodotti importati da gran parte degli Stati del mondo, prevedendoli del 20 per cento su molti prodotti dell’Unione europea. Queste tariffe si aggiungeranno a quelle già previste per specifiche merci e prodotti come automobili (25 per cento), acciaio e alluminio. Qualsiasi ostacolo agli scambi internazionali è penalizzante per una nazione come l’Italia, che ha una lunga tradizione di commercio con l’estero e che può contare sulla grande forza del made in Italy. I dazi tra economie equivalenti, per noi, non sono mai una buona notizia”, ha aggiunto Meloni. Per la premier sui dazi “è importante non amplificare ulteriormente l’impatto reale che la decisione americana può avere”. “Le esportazioni italiane negli Stati Uniti – ha proseguito – valgono cica il dieci per cento del totale. L’introduzione di dazi può, forse, ridurre questa quota di export ma è ancora presto per quantificarne l’effetto e per capire quanto i nostri prodotti saranno effettivamente penalizzati. Su questo – ha spiegato – è necessario considerare che un dazio alla frontiera del 20 per cento difficilmente si traduce in un pari incremento di prezzo per i consumatori americani, poiché il valore finale è dato anche da una serie di intermediazioni tra l’importatore e il consumatore finale. Si pensi, ad esempio, all’importazione negli Stati Uniti di una bottiglia di vino che, da un passaggio all’altro, subisce un ricarico spesso superiore al 200 per cento, perciò i dazi all’importazione con ogni probabilità saranno in parte assorbiti. Ragionamenti analoghi, ovviamente, possono essere fatti per altre tipologie di prodotti”, ha detto ancora Meloni. “Il compito di tutte le istituzioni, non solo del governo, è quello di riportare l’intera discussione alla reale dimensione del problema”, ha affermato la presidente del Consiglio. “Bisogna tenere conto che una politica protezionistica americana può impattare sull’Italia anche indirettamente. Pensiamo, ad esempio – ha spiegato -, all’esportazione di automobili tedesche negli Stati Uniti, che sono in discreta parte prodotte grazie all’indotto presente sul territorio italiano. Per questo, come ho già detto, è presto per valutare le conseguenze effettive prodotte da questa nuova situazione sul nostro Pil e sulla nostra economia. Certamente, però, il panico e l’allarmismo possono causare danni ben maggiori di quelli strettamente connessi con i dazi. Pochi giorni fa, in un’audizione davanti al Parlamento europeo, la presidente della Bce Lagarde ha detto che ‘un dazio statunitense del 25 per cento sulle importazioni dall’Europa ridurrebbe la crescita dell’area dell’euro di circa 0,3 punti percentuali nel primo anno’. Quindi, dei dazi al 20 per cento dovrebbero portare a una riduzione del Pil europeo inferiore allo 0,3 per cento finora stimato. È certamente un impatto significativo, ma di un ordine di grandezza affrontabile”, ha proseguito la premier. “Molto diversa è la situazione che si potrebbe creare nel caso in cui si scatenassero panico e aspettative negative tra i consumatori, portando quindi ad una contrazione dei consumi e degli investimenti delle imprese. Dopodiché, bisognerà, ovviamente avviare una trattativa con gli Stati Uniti. Credo che questo nuovo choc che colpisce l’Europa, dopo la pandemia e la guerra in Ucraina ancora in corso, possa essere l’occasione per affrontare questioni che l’Unione europea ha trascurato da tempo. Penso alle regole ideologiche e non condivisibili del Green Deal, al rafforzamento della competitività delle nostre imprese, all’accelerazione del mercato unico e alla necessità di una maggiore semplificazione, visto che siamo soffocati dalle regole. Dobbiamo riflettere su questi punti, che hanno rappresentato di fatto dei ‘dazi’ che l’Unione europea si è autoimposta”, ha sottolineato Meloni. L’Italia si trova davanti “a un’altra sfida complessa, ma abbiamo tutte le carte in regola per superare anche questa”, ha detto Meloni. “L’obiettivo – ha spiegato – è avere in tempo breve un’idea il più possibile chiara, per l’economia italiana e del quadro complessivo, dell’impatto e dei settori maggiormente danneggiati nei diversi scenari, una linea d’azione per sostenere quelle filiere, un set di proposte da portare in Europa su come affrontare e rispondere a questa crisi e una linea di negoziato con gli Stati Uniti”, ha concluso Meloni.
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