Per l’ex Ilva fari puntati sugli azeri di Baku Steel

Per l’ex Ilva fari puntati sugli azeri di Baku Steel. Le organizzazioni sindacali sono state convocate martedì 11 marzo alle 18.30 a palazzo Chigi per discutere della situazione della storica azienda con uno stabilimento anche a Cornigliano. Il governo italiano starebbe negoziando proprio con Baku Steel sui temi energetici e presto proprio gli azeri potrebbero fare il loro ingresso nel mercato energetico nazionale. In queste settimane Palazzo Ghigi starebbe perfezionando gli accordi per energia e gas con la società azera. Al centro del ciclone l’ipotesi di un rigassificatore a Taranto, secondo quanto auspicato nel piano di Baku. Si confermerebbe così il nome del nuovo titolare del gruppo Ex Ilva: la cordata Baku Steel Company CJSCe il fondo statale Azerbaijan Investment Company OJSC. Ipotesi che nelle scorse settimane ha suscitato qualche perplessità da parte della seconda società in corsa per l’Ex Ilva, l’indiana Jindal steel international. Si tratta di una fase che potrebbe prolungare l’attuale stallo di qualche settimana. Intanto la Commissione Industria-Agricoltura del Senato si è riunita per le votazioni degli emendamenti al decreto ex-Ilva per cui l’esecutivo ha stanziato 250 milioni di euro aggiuntivi al fine di garantire lavoro e continuità produttiva. Quel che sembra sempre più certo è che serve tempo al governo, ai commissari e agli offerenti. La parte economica ha un peso decisivo nella valutazione del nuovo acquirente. Lo scarto tra le due offerte Baku e Jindal Steel si aggira intorno ai 400 milioni di euro e segna gli azeri come maggior offerente. Il prezzo proposto dalle due società avrebbe tenuto conto della progressiva riduzione della produzione e, in particolare, dei futuri investimenti necessari per la decarbonizzazione degli impianti. Baku Steel mette sul piatto circa 500 milioni di euro, a cui potrebbero aggiungersi ulteriori 450 milioni di euro; Jindal, invece, punta 120 milioni e garantisce due miliardi di investimenti per la decarbonizzazione. Sul piano occupazionale, oggi il gruppo siderurgico italiano conta complessivamente circa novemila dipendenti. Baku applicherebbe un taglio di circa duemila dipendenti, Jindal raddoppierebbe il taglio a circa quattromila dipendenti. Non va dimenticato che a inizio febbraio è stata prorogata la cassa integrazione di un ulteriore anno per 3.420 lavoratori, di cui 2.955 a Taranto e che riguarda le unità produttive di Milano, Taranto, Racconigi, Legnaro, Novi Ligure, Marghera, Genova e Paderno Dugnano.
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