Perrazzelli (Bankitalia): 'in Italia lavora solo il 51,1% delle donne'
"In Italia ha un lavoro solo poco più di una donna su due. Il tasso di occupazione femminile in Italia è 51,1% (quasi 65% nella media Ue; 69,2% tra gli uomini italiani). Lo evidenzia la vicedirettrice generale di Bankitalia, Alessandra Perrazzelli, al Festival dell'Etica Pubblica "Be New, Be Now" dal titolo "Le donne, il lavoro e la crescita economica".
Perrazzelli ricorda come le donne guadagnino meno degli uomini, soprattutto nelle fasce più alte della distribuzione salariale e come questo sia determinato dai percorsi scolastici:
le ragazze studiano di più e hanno voti più alti ma scelgono percorsi scolastici molto differenti (soprattutto formazione e studi classici-arte). Ma un problema è legato anche alla maternità con la presenza di una vera e propria "child penalty sui redditi da lavoro in Italia: tra le madri occupate, - ricorda Perrazzelli - a 15 anni dalla nascita la retribuzione annua è circa la metà di quella delle donne senza figli".
La presenza femminile ai vertici delle imprese è aumentata sensibilmente ma meno nelle società quotate mentre i dati sulle partecipazioni dirette e indirette nelle società di capitali mostrano che le imprese femminili sono il 27% del totale.
Per Perrazzelli occorre un insieme ampio e coordinato di politiche per appianare le differenze all'ingresso nel mercato del lavoro. Bisogna orientare le scelte dei percorsi di studio, facilitare la conciliazione vita-lavoro e riequilibrare il sistema dei congedi incentivandone l'utilizzo da parte dei padri. Occorre poi potenziare i servizi di cura per l'infanzia, migliorare il disegno dei trasferimenti alle famiglie in modo da rimuovere alcuni disincentivi impliciti all'offerta di lavoro femminile.
Favorire la presenza femminile nelle posizioni professionali di vertice. Servono inoltre politiche aziendali che favoriscano la conciliazione, (es. orari di lavoro flessibili) e strumenti per accrescere la trasparenza sulle scelte e politche aziendali. Inoltre politiche di discriminazione positiva anche a livelli manageriali intermedi.
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