Solidarietà: Premio Artusi 2024 al cuoco Filippo La Mantia. Reni (PFIt), 'generosa partecipazione ad attività in favore di quelli che sono considerati ultimi'
È stato conferito al cuoco Filippo La Mantia il Premio Artusi 2024 “per il suo grande impegno volto a mettere al centro la cucina come veicolo di pace, solidarietà e tolleranza, con particolare riferimento al mondo delle carceri italiane”. Un riconoscimento che, dal 1997, la Fondazione Casa Artusi di Forlimpopoli (Fc), assegna, nell’ambito delle manifestazioni artusiane, a colui che, a qualsiasi titolo, si sia distinto per l’originale contributo dato alla particolare combinazione fra uomo e cibo. Il Premio, proposto dal Comitato scientifico di Casa Artusi, “pone ogni anno una straordinaria riflessione sui valori correlati al cibo che condividiamo con grande interesse”, ha dichiarato il sindaco di Forlimpopoli, Milena Garavini. Una sensibilità e una vicinanza agli ultimi che probabilmente prendono vita anche dalla storia personale di Filippo La Mantia. Fotoreporter di mafia nella Palermo degli anni delle stragi, viene incarcerato ingiustamente (verrà poi scagionato da Giovanni Falcone) e in carcere inizia a cucinare per i compagni di cella. Una volta uscito, questa diventerà la sua professione ma la “cucina nelle case circondariali” rimarrà un progetto vivo nel tempo, preparando pranzi (come quello di Natale con PFIt) almeno una volta all’anno. Ed è proprio il progetto “L’ALTrA Cucina, per un Pranzo d’amore”, organizzato assieme a Prison Fellowship Italia, e l’impegno a portare nelle carceri la valorizzazione della cucina, della sua biodiversità e della convivialità nel rispetto dell’essere umano privato della libertà, che sono al centro del riconoscimento della Città Artusiana. Marcella Reni, presidente di Prison Fellowship Italia (PFIt), si complimenta per il meritato riconoscimento e ringrazia La Mantia per il prezioso sostegno dato a molte iniziative di PFIt: “Il prestigioso premio Artusi conferito a Filippo La Mantia è un meritatissimo riconoscimento non solo alla competenza e alle capacità culinarie, ma anche alle grandi doti umane e morali che, nonostante la riservatezza e il riserbo di Filippo, si manifestano attraverso le sue scelte e la generosa partecipazione ad attività in favore di quelli che sono considerati ultimi”.
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