Strage di Ustica, per i parenti arrivati 50 milioni
Per i centosessanta parenti, stretti o lontani, delle vittime della strage di Ustica sono arrivati, ad oggi, risarcimenti per cinquanta milioni di euro. Dopo 43 anni. Le richieste, secondo quanto scrive La Repubblica oggi in edicola, ammontavano, con varie voci, a un miliardo di euro. Ed erano state accolte in primo grado dal Tribunale di Palermo. Come tutte le questioni che riguardano questa tragedia depistata, anche il caso risarcimenti ha conosciuto giudizi contrastanti e una forte contrazione del dovuto. Dovuto a chi era rimasto orfano, per esempio, ed è cresciuto in una struttura di accoglienza. La vicenda civile si è sviluppata a partire dal 2006, chiuso il lungo processo penale.
Sono 140 coloro che, affidandosi all’avvocato Daniele Osnato e successivamente al professor Alfredo Galasso, vengono riconosciuti soggetti con diritto a un risarcimento. Mogli, madri, figli. Altri venti parenti entreranno, con diversi legali, nella lista nel corso dei quattro processi paralleli. Il Tribunale civile di Palermo accoglie la gran parte delle istanze e certifica in quella cifra enorme — un miliardo di euro — ciò che lo Stato avrebbe dovuto versare ai parenti delle vittime. L’intransigente opposizione del ministero dei Trasporti, e soprattutto della Difesa, le due entità statali che hanno ostacolato anche
la ricostruzione dei fatti, otterrà la sospensione del procedimento per consentire alla Cassazione di esprimersi su una questione di fondo: la
vita umana è un diritto risarcibile? «Con sorpresa», sostiene l’avvocato Osnato, «la Corte suprema disse che no, la vita non è risarcibile perché il concetto non è codificato nel diritto». Con la sentenza vengono rase al suolo le indicazioni di primo grado e «la Cassazione costruì un riferimento della giurisprudenza assicurativa, da allora sbilanciata in favore delle compagnie».
Le corti di appello di Palermo, saranno trenta i magistrati civili coinvolti in un dibattimento a sua volta lungo diciassette stagioni, nel 2017 limeranno a un terzo i risarcimenti previsti: via il “diritto alla vita”, resistettero a fatica i concetti di “mancato rapporto economico” e “disgregazione familiare”. La stessa Cassazione stabilì una ripartizione tra i richiedenti indicando che il risarcimento avrebbe dovuto essere trasformato in un vitalizio. Nel frattempo il Governo Prodi, questo nel 2006, aveva fatto entrare le “vittime di Ustica” all’interno della classe “vittime di terrorismo” garantendo loro un contributo mensile attorno ai 1.000 euro, oggi rivalutato a 1.200, fino al 75° anno di età.
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