Tunisia: la presenza culturale italiana raccontata al Museo del Bardo con la mostra 'Daccourdou'

L’ambasciatore d’Italia in Tunisia, Alessandro Prunas, ha inaugurato la mostra fotografica “Daccourdou”, una parola “della lingua tunisina che ha un’origine italo-siciliana molto chiara e che ci assembla”. Come ha spiegato Prunas nel suo discorso inaugurale, “daccourdou” significa “trovare un’intesa, è la base di una relazione sociale”. È piuttosto “emblematico che questa parola sia condivisa dalle due lingue”, ha sottolineato l’ambasciatore a Tunisi. L’inaugurazione della mostra è stata fatta insieme al direttore generale dell’Istituto nazionale del patrimonio tunisino (Inp), Tarek Baccouche, e al direttore dell’Istituto italiano di cultura di Tunisi, Fabio Ruggirello. Il racconto fotografico della presenza culturale italiana, in mostra al Museo nazionale del Bardo fino al 25 luglio, racchiude le relazioni di oltre due secoli tra Italia e Tunisia, attraverso “un percorso in immagini, di questa relazione tra i nostri due Paesi, una relazione che è molto solida”, ha aggiunto Prunas.
Ancora più storica “se risaliamo a Roma e Cartagine”, ha detto il diplomatico italiano, che nei giorni scorsi ha preso parte anche alle due giornate di studio dedicate alla cooperazione archeologica per i 60 anni dalla prima missione italiana in Tunisia. “Parlando di tempi recenti, attraverso queste immagini, potremo vedere la forte presenza e integrazione” dell’Italia in “un Paese multiculturale, accogliente, molto tollerante verso le culture e le religioni”, ha affermato Prunas. “Questa è la magia, la meraviglia della Tunisia”, ha poi sottolineato il diplomatico italiano, ringraziando i quattro fotografi di fama internazionale che hanno lavorato alla mostra: Claudio Gobbi, Tommaso Fiscaletti, Giovanna Silva e Souad Mani.
Inoltre, il direttore generale dell’Inp Baccouche ha posto enfasi sulla vicinanza culturale tra i due Paesi, testimoniata da numerose contaminazioni linguistiche. “Erede di una lunga e ricca storia archeologica, la cooperazione tunisino-italiana è molto attiva in questo settore. Missioni congiunte operano a Cartagine, Nabeul, Kerkouane, Thuburbo Majus, Thignica, Althiburos, Numluli, Uchi Maius”, ha proseguito Baccouche, evidenziando che “i risultati delle ricerche condotte sul campo, che sollevano problematiche ricche e diversificate, sono oggetto di pubblicazioni scientifiche in riviste e raccolte di rilievo internazionale”. Quest’anno “celebriamo dunque 60 anni di lavoro comune e di proficua collaborazione, 60 anni di relazioni feconde e amichevoli, 60 anni durante i quali sono state fatte numerose scoperte che hanno completato o rimesso in discussione le nostre conoscenze nel campo dell’archeologia e della storia. Sono persuaso che questa cooperazione esemplare continuerà, in uno spirito di amicizia e di stima reciproca di cui devono essere riconosciuti i benefici e i duraturi contributi”, ha affermato il direttore dell’Inp, invitando turisti e visitatori a scoprire la prima sezione del racconto fotografico, dedicata ai siti archeologici tunisini e alle missioni archeologiche congiunte italo-tunisine.
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