Un Patto per gli Oceani più giusto: la società civile chiede all’UE di ascoltare le comunità costiere

La società civile europea chiede che il nuovo Patto per gli Oceani dell’UE non sia solo un insieme di regole, ma metta davvero al centro le persone, in particolare le comunità costiere, spesso trascurate. Il Comitato Economico e Sociale Europeo, in un parere ufficiale approvato il 16 luglio 2025, invita l’UE a garantire che la protezione degli oceani sia equa, integrata e sostenibile, e allineata con il Green Deal, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e la strategia per l’economia blu. Il CESE sostiene il recepimento del Trattato sull’alto mare nel diritto europeo, ma chiede che la sua attuazione sia coordinata tra le istituzioni UE e che non crei nuovi oneri per la flotta europea o disuguaglianze con i concorrenti internazionali. Un punto chiave è l’obiettivo “30x30” (proteggere il 30% degli oceani entro il 2030), che il CESE approva, ma a condizione che la conservazione sia socialmente giusta e non danneggi le economie locali. Le aree protette devono essere utili alla biodiversità ma anche rispettose delle tradizioni e dei bisogni delle comunità costiere. Il CESE chiede anche una governance più efficace, un piano d’azione europeo per il cibo blu, un maggior sostegno alle energie marine rinnovabili (come onde e maree), e più attenzione al valore culturale del lavoro marittimo. Secondo il CESE, per realizzare davvero gli obiettivi del Patto servono meccanismi concreti di monitoraggio e coinvolgimento della società civile, non solo buone intenzioni.
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